Non c’è ombra di dubbio. Questi che stiamo vivendo sono giorni tristi ed angoscianti, soprattutto per quel che riguarda il mondo del calcio. Oggi è arrivato l’ennesimo lutto. È morto a 64 anni questa mattina nell’ospedale di Lucca Carlo Petrini. Cresciuto nelle giovanili del Genoa, giocò nel Milan di Nereo Rocco nel 1968-1969, con cui vinse la Coppa dei Campioni.
Poi ha vestito le maglie di Torino (1969-1971), con cui vinse la Coppa Italia 1970-1971, del Varese nella stagione successiva, del Catanzaro dal 1972 al 1974, della Ternana nel 1974-1975, e della Roma di Nils Liedholm durante l’annata 1975-1976, del Verona (1976-1977), del Cesena (dal 1977 al 1979) e del Bologna nel 1979-1980.
Carlo Petrini era ricoverato nel reparto di oncologia dell’ospedale di Lucca da sabato scorso. Le sue condizioni, secondo quanto si apprende da fonti sanitarie, al momento del ricovero erano gravissime. Da tempo malato di tumore l’ex attaccante di Milan, Torino e Roma era stato tra i primi a denunciare l’uso del doping nel mondo del calcio in particolare tra negli anni Sessanta e Settanta, ed era diventato una specie di fustigatore del mondo del pallone. Coinvolto nello scandalo scommesse del 1980, Petrini abbandonò il calcio e ha poi raccontato le sue esperienze in diversi libri.
Viveva a Lucca dal 2003. Dopo una squalifica per il calcio scommesse alla fine degli anni ’70, aveva goduto dell’amnistia grazie alla vittoria ai mondiali dell’82. Tornato al calcio nelle serie minori aveva chiuso la carriera in Liguria. Dal 2005 era sposato con Adriana Clocchiatti, figlia dell’ex calciatore della Lucchese Giovanni Clocchiatti. Aveva subito ben cinque operazioni agli occhi e da alcuni mesi era diventato completamente cieco. Più volte negli ultimi anni, seppur già molto malato, aveva ricevuto giornalisti che lo intervistavano per le sue dichiarazioni e i suoi libri su doping e scommesse, nella sua abitazione a due passi dal centro storico.
Tutto il Milan e tutti i rossoneri si uniscono con commozione al dolore della famiglia e di tutti i suoi cari.