Per un attimo, quando al 50′ la lavagna luminosa segnala l’uscita di El Shaarawy e, soprattutto, quella di Van Bommel con il conseguente spostamento di Muntari al suo posto, su San Siro cala lo spettro della partita con la Fiorentina. Entrano Boateng e Cassano, per un Milan all’arrembaggio, da tutto o niente, sbilanciatissimo e all’ultima spiaggia. La provocazione di Allegri viene però accolta bene della squadra che, finalmente, pur continuando a non offrire grandissimi spunti, inizia a spingere quel tanto che basta.
“Entriamo a fare un po’ di casino” dice il Boa a Cassano poi i due non ci mettono molto a mettere in pratica l’idea. Non spaccano la partita, come forse ci si aspettava, non sono dirompenti e illuminati come ai bei tempi ma contro un Genoa sul baratro della Serie B, sono sufficienti per non perdere il contatto con la Juventus. Il ghanese mette a disposizione le solite incursioni sulle fasce, il Pibe de Bari se non la corsa dello spento Faraone, la fantasia e l’intelligenza tattica. Per vincere però serve un’altra mossa del pur criticatissimo allenatore rossonero.
Fuori Antonini, dentro Maxi Lopez. Il match è quasi allo scadere, l’area diventa affollata e i rossoblu, se possibile, indietreggiano ulteriormente. Emanuelson dopo aver ricoperto, con scarsi risultati, il ruolo di trequartista prima e quello di centrocampista di sinistra poi, scala, finalmente, nel suo ruolo più congeniale: quello da terzino. E’ la chiave di volta, il Grifone ferito si fa trovare scoperto e l’olandesino tutto fare mette la palla giusta sul piede giusto. Il destro di Kevin Prince Boateng salva classifica, morale e concede, almeno, di poter continuare a sperare in un passo falso a Torino. Questa volta Allegri è solo da applausi.