Sabato 23 aprile 2011, ore 19.00. La Milano rossonera si fermava. Tensione a mille. Non c’erano pranzi e cenoni di Pasqua che tenessero: i tifosi del diavolo erano in fibrillazione. L’armata di Allegri era di scena a Brescia. Mancavano sette punti al traguardo. Rigamonti da feudalizzare. Per forza.
Le rondinelle si trovavano in penultima posizione, a meno cinque dalla zona salvezza. Avrebbero lottato fino alla morte, necessitavano di punti. Ma il Milan non si sarebbe lasciato impietosire. Lo Scudetto prima di tutto. Ecco allora che i Max boys, sin dal fischio d’inizio, si impossessavano delle operazioni.
Tre minuti e Flamini aveva già fatto esplodere la curva. Peccato che la sua conclusione fosse terminata sull’esterno della rete. Seedorf e Robinho ci provavano dalla distanza. Arcari riusciva a salvarsi. Cassano, lontano dall’area, incantava. Ma al 41′, a tu per tu con il portiere, deviava alto un pallone che Boateng gli aveva servito su un piatto d’argento. Idem al 53′: Antonio, a porta sguarnita, non insaccava un passante di Seedorf.
L’incontro si complicava. Non riuscendo il Milan a segnare, con il passare dei minuti, il Brescia avrebbe potuto sferrare il golpo gobbo. Specie nel secondo tempo. Diamanti, dalla sinistra, aveva smarcato Eder. Ma il brasiliano, nel box, aveva sparato alto. Segnale.
Le rondinelle erano vive. E crescevano. I nostri avevano abbassato il ritmo e una punizione di Diamanti faceva tremare Abbiati. Da posizione decentrata, al minuto numero 81, aveva colpito la traversa. E Bega non era riuscito nel tap-in. Scampato pericolo.
I padroni di casa continuavano a spingere. Attaccavano a spron battuto, a costo di sbilanciarsi. Errore. Stavano esagerando. Scherzavano con il fuoco. Puniti.
Seedorf, sfruttando un disimpegno della coppia Yepes&Thiago, dava il là ad un’azione di contropiede. La verticalizzazione di Clarence trovava Cassano, accompagnato da Robinho. Due contro uno. Antonio difendeva la sfera e serviva il compagno, in fuga verso la vittoria. Già, a tu per tu con Arcari, Binho non avrebbe sbagliato. Gol. Estasi.
Leonessa ferita. Ma non distrutta. Continuava a crederci. E Diamanti, dopo avere saltato Zambrotta, trovava il coraggio di indirizzare la palla verso il sette. Ma Abbiati, nemmeno fosse Peter Pan, spiccava il volo. Palla in corner. Il Brescia alzava bandiera bianca. Il risultato era salvo. Il titolo era a due passi.