Di chi parliamo? Ma naturalmente di Lord Herbert Kilpin, fondatore del Milan Foot-ball and Cricket Club e primo grande eroe della storia rossonera. Kilpin nacque il 24 Gennaio 1870 a Nottingham, Inghilterra, in una famiglia molto numerosa, fin da subito scoprì una grande passione verso il calcio che lo portò a militare nelle serie minori inglesi. Già a tredici anni fondò il suo primo club calcistico il cui colore sociale era il rosso, colore che lo accompagnerà anche nell’avventura milanese. Grazie alla conoscenza dell’industria tessile poco più che ventenne arrivo in Italia, a Torino, grandissimo polo industriale, dove insieme ad altri colleghi militò nell’Internazionale Torino, prima, e nella FC Torinese, poi, con la quale giocò anche le prime due finali della sua carriera italiana, entrambe perse contro la corazzata dell’epoca: il Genoa.
Il primo impatto che Kilpin ha con il calcio italiano gli lascia un segno indelebile, come racconta lui stesso in un’intervista del tempo: le prime partite che giocò lo lasciarono sbigottito sia per l’assenza dell’arbitro, sempre presente nei match inglesi, sia per la passione che il pubblico italiano nutriva per quello sport, passione che, addirittura, in una partita portò degli spettatori ad entrare in campo per aiutare gli avversari della squadra del nostro fondatore inglese, al punto che, d’un tratto, si trovò a fronteggiare una ventina di giocatori. La superiorità numerica degli avversari, però, non condizionò la partita che si concluse, comunque, 5 a 0.
Dopo le due sconfitte in finale contro il Genoa, Kilpin maturò l’idea di fondare il Milan, si trasferì nel capoluogo lombardo e, con Samuel Richard Davies, nel dicembre 1899, dette alla luce il Club destinato a diventare il più titolato al mondo. Nella sua nuova squadra Kilpin ricopre tutti i ruoli tranne il portiere, e non solo quelli in campo, divenendo sia allenatore che dirigente. Già nel 1901, dopo appena due anni di vita, il neonato Milan, vince il suo primo titolo nazionale, battendo in finale proprio la corazzata Genoa grazie ad una splendida rete dello stesso Kilpin. E’ l’inizio della leggenda rossonera.
Kilpin vive il Milan fino al 1908 quando, dopo una faida intestina, alcuni dirigenti rossoneriescono dalla società per fondare la seconda squadra di Milano: l’FC Internazionale. Segnato profondamente da questa scissione e offeso dalla tendenza fatta propria dalla federazione del tempo di ostacolare i giocatori stranieri, lascia la sua creatura per restare nel mondo del calcio ma su palcoscenici minori. Dopo otto anni dalla sua ultima partita con la camicia, le divise erano camice di seta, rossonera Herbert Kilpin si spegne: aveva solo 46 anni.
Ma nemmeno così riesce a trovare la pace e l’onore che gli spettano: le spoglie di Kilpin vengono tumulate, nel 1928, grazie al contributo di un benefattore che ne evita la dispersione nelle fosse comuni, nel cimitero Maggiore di Milano. Lì Kilpin viene dimenticato, senza un nome sulla lapide, né un numero sui registri, nel settore acattolici, lui era protestante, per ben 72 anni. È solo nel 2000 che Luigi La Rocca, spedizioniere con la passione per la storia lo riesce a trovare, dopo un anno e mezzo di ricerche, e, insieme all’A.C. Milan, ne cura il trasporto nel Cimitero Monumentale del capoluogo lombardo.
Kilpin è stato uno dei grandi pionieri del calcio, padre delle squadra più titolata al mondo, conosciuta, rispettata e temuta in tutto il panorama calcistico mondiale. Questo il suo diktat: “Saremo una squadra di diavoli. I nostri colori saranno il rosso come il fuoco e il nero come la paura che incuteremo agli avversari!“. Questo oggi, dopo 113 anni, il nostro credo.
This post was last modified on 19 Marzo 2012 - 12:57