Siamo su un ring di pugilato. Tensione alle stelle, è il match dell’anno. Da una parte Joan Laporta, presidente del Barcellona dal 2003 al 2010 con tre Champions League nella tasca, dall’altra parte Mino Raiola, procuratore e agente di calcio con in mano le sorti di uno dei campioni più forti degli ultimi anni. E l’argomento della diatriba è proprio lui, Zlatan Ibrahimovic. Dall’angolo catalano partono i giganti “Porque?” della dirigenza spagnola nell’aver comprato (e prematuramente svenduto) il Gulliver del calcio, dall’altra parte risponde il Mino furioso, che condanna la “gestione Ibra” e non il “giocatore Ibra”. Lo scontro è aperto, con due punti di vista lontani tra di loro ma con un minimo comun denominatore: Ibrahimovic.
Il fulcro dell’attacco rossonero, il centro delle attezioni dei media, l’argomento della discussione: Ibra è tutto e di più, Ibra è capace di far sporgere e traballare anche il club più forte del Mondo. “Mes que un Club” si legge nei colori blaugrana, nella filosofia di vita di ogni singolo catalano. Filosofia che un robot come Ibra non poteva capire, tant’è che Laporta (che lo aveva comprato nell’estate del 2009 dall’Inter in cambio di Eto’o) sferra il primo pugno: “Ibra non è mai entrato in sintonia con la squadra. C’erano pressioni enormi perché lo prendessi, ma il calcio è un gioco collettivo e il Barça è il più solidale tra i collettivi. Fu un errore. Per di più non in linea col nostro spirito: meno spese, più vivaio…”. Mino Raiola non ci sta e risponde con un gancio: “Ibrahimovic è il giocatore più completo che ci sia, non è mai stato così cinico e concreto. La sfida con il Barcellona è una gara di Champions, non è una partita speciale”.
Ma qualcosa non torna. Il pugno tirato da Laporta, che ha cercato Ibrahimovic in quel luglio del 2009 per poi lasciarlo partire un anno più tardi registrando una perdita senza precendenti nella storia del Barcellona, è ancora nelle memorie di Raiola e la risposta, affidata al pugno sinistro, arriva puntuale: “Zlatan vive tutte le partite nella stessa maniera: Juve, Inter, Barcellona, Lecce, Parma… Gioca sempre con la stessa determinazione e con la stessa voglia di vincere, questa è la sua arma”. Laporta barcolla, e allora bisogna approfittarne. Raiola vuole strafare, e cade nella tentazione di scendere nel confronto di mercoledì Ibra-Messi: “Sono due grandissimi giocatori ma sono diversi. Zlatan ha fatto la differenza in diverse squadre e anche nel Barcellona. Messi, finora, ha fatto la differenza solo in un club“.
Laporta contro Raiola, Messi contro Ibrahimovic, Barcellona contro Milan: mercoledì la resa dei conti. Il match più importante dell’anno assume anche una sfumatura tutta particolare: dimostrare che Ibra batti i colpi anche in Europa. E mentre Laporta elogia i suoi (“Oggi, calcisticamente, il Barça è più forte”), il Milan e Ibra difendono i nostri. Sperando che stavolta il Gulliver del campionato diventi il Muhammad Ali d’Europa.