Il modello da seguire sembra essere proprio quello seguito dai Gunners, che, non a caso, hanno venduto il naming-rights dell’impianto alla compagnia Emirates, sponsor ufficiale del Milan. “Quello che ha fatto l’Arsenal è un modello che per noi italiani può sembrare inverosimile – ha illustrato Lady B – perché abbattere un pezzo di storia come l’Highbury sarebbe un’eresia. Bisogna complimentarsi con la Juve per la lungimiranza dimostrata però oggi, dopo aver visto l’Emirates, non dobbiamo precluderci l’idea di cambiare casa”. Il progetto, però, non prescinde dal Meazza: “Tutti i tifosi sono legati a San Siro, noi stessi stiamo operando un progetto di riqualificazione che terminerà nel 2015. I nostri stadi non sono pensati per le famiglie. Uno stadio come quello dell’Arsenal con ristoranti, pub, negozi oltre ai comfort ti consente un rientro economico sette giorni su sette. Basti pensare che con il nuovo stadio i ricavi sono cresciuti del 52%. Il tutto senza contributi dello Stato, ma lavorando su operazioni immobiliari effettuate sul vecchio stadio, sfruttando i diritti d’immagine e attraverso prestiti bancari”.
Eppure in Italia la costruzione di stadi di proprietà delle società sportive rappresenta un nodo irrisolto. Al punto che lo Juventus Stadium rimane, al momento, un unicum sul piano nazionale. La legge che dovrebbe favorire iniziative del genere, con una sburocratizzazione delle procedure, è ferma in Parlamento. Qualche schiarita è arrivata ieri dal ministro dello Sport, Piero Gnudi: “Ho fatto vari incontri con i rappresentanti delle varie forze politiche e sono tutti d’accordo, ma sembra che non si riesca a chiudere il cerchio. Spero che si possa riuscire a chiuderlo in pochi giorni’.
This post was last modified on 8 Marzo 2012 - 14:46