Nuovo prestigioso appuntamento con Luca Serafini, noto giornalista Mediaset, grande conoscitore delle vicende rossonere, nonché opinionista e scrittore. Ecco l’intervista rilasciata in esclusiva a SpazioMilan poco prima della sfida contro il Napoli.
Siamo reduci dalla sfida contro la Lazio, sul piano del gioco una delle partite più brutte disputate dal Milan nel corso di questa stagione. Tra le critiche mosse al Mister, c’è anche quella di aver costruito una squadra senza qualità, troppo fisica. Qual è il tuo parere sul Milan di Allegri e come reputi la scelta di puntare continuamente su Emanuelson?
“L’operazione di Allegri è stata efficace il primo anno per rivincere lo scudetto dopo 7 anni. Piano piano ha esautorato prima Ronaldinho, poi Pirlo, adesso Seedorf, e ha preferito il Milan di Flamini, di Gattuso, di Nocerino e di Boateng. E l’operazione ha funzionato! Forse lui ha giocato un po’ sull’età, un po’ certamente sulla qualità. Tant’è che oggi il Milan ha avuto possibilità di sistemare le cose a centrocampo, ma ha deciso comunque di puntare su Aquilani, su Nocerino, su Emanuelson centrocampista, su Boateng trequartista. Quindi il discorso della qualità è un discorso importante. C’è da dire che il Milan non agisce più come una volta sul mercato, per mille ragioni, per cui i giocatori di qualità oggi non sono molti. Certamente Palombo era un giocatore con più qualità rispetto a Muntari, ma il Milan ha scelto di mantenere un certo regime economico. Io credo che al Milan manchi coraggio, Allegri dovrebbe imparare a pensare in grande perché i fatti parlano: se non vinci neanche una partita contro le prime cinque della classifica, giocando quasi sempre male, vuol dire che evidentemente qualche problema c’è. Guarda caso le partite contro la Juventus, l’Inter e la Lazio sono state le peggiori partite di Ibrahimovic, e anche del Milan. Se il Milan non cambia e non comincia a pensare in grande, diventa un problema anche l’Arsenal che invece è un avversario eliminabile. Su Emanuelson c’è un equivoco: Allegri si è innamorato improvvisamente di un giocatore che è un buon terzino, migliore anche di Mesbah, ma lui come terzino non lo fa giocare. Lo invoca Ibrahimovic come terzino, ma Thiago Silva predilige avere vicino un terzino che sappia anche difendere. Questo è un altro impoverimento del Milan, perché Emanuelson schierato terzino sarebbe un valore aggiunto, e invece il Milan si affida a Mesbah e Zambrotta”.
Tornando ad Ibrahimovic, nelle ultime ore è circolata la voce di un possibile rinnovo del contratto fino al 2015. Quanto c’è di vero e qual è il futuro dello svedese?
“Penso che ormai non ci sia più in Europa una società in grado di pagare al Milan 25/30 milioni di euro per Ibra, e 10/12 milioni di ingaggio. Adesso è finita la festa del 20% di tasse in Spagna, quindi anche gli spagnoli cominceranno a fare come gli sceicchi di Francia e Inghilterra che hanno iniziato a non buttare più i soldi dalla finestra. Quindi sono abbastanza convinto che Ibrahimovic finirà al Milan la sua carriera e che il rinnovo avverrà. Probabilmente vorrà qualche garanzia, ma il Milan si muoverà comunque sul mercato per restare competitivo.”
Martedì si è concluso il mercato di riparazione di gennaio: Tevez è rimasto un sogno, in compenso sono arrivati Mesbah, Maxi Lopez e Muntari. Come valuti il mercato rossonero?
“Lo reputo insufficiente. L’acquisto di Muntari non lo capisco, gli auguro di essere una rivelazione come Nocerino, o come Robinho o Boateng, che non erano attesi a questi livelli, ma in tutta onestà non lo capisco. Il Milan era in difficoltà a centrocampo, gli serviva un centrocampista di destra e ha preso un mancino, un giocatore che nella sua carriera è stato un normalissimo, mediocre giocatore di prima fascia. Mesbah è un giocatore normalissimo del Lecce, l’altra sera a Roma sembrava un allenamento di Marchetti. Tutti a dire che finalmente c’è qualcuno che crossa, ma ha crossato sempre sul portiere. Avrà anche dato un po’ di vitalità, ma rispetto all’ultimo Zambrotta non è che ci volesse molto. Tevez era un’opportunità grandiosa, ma non credo che il Milan tornerà su di lui a giugno perché l’occasione d’oro era adesso. Il Milan l’ha fallita perché non ha voluto Berlusconi, Galliani tutto quello che poteva fare l’ha fatto. A giugno credo che al Milan arriverà Montolivo, e sicuramente ci saranno altri innesti”.
A differenza di quel che ha fatto con Tevez, la società rossonera non si era mai esposta così tanto nei confronti di un giocatore prima ancora di averlo acquistato. Come ne esce il Milan dopo il fallimento della trattativa?
“Tevez sarebbe stato un’opportunità grandiosa, Galliani ha davvero lavorato bene e fino all’ultimo, ma alla fine è mancata la volontà politica da parte di Berlusconi, ovvero la volontà di prenderlo e staccare un assegno. L’accordo con il giocatore e con il procuratore e i margini di trattativa con il City c’erano tutti. Un’altra volta il Milan si era parzialmente sbilanciato, ed era stato nel 2006 con Ibrahimovic. Anche in quel caso alla fine era mancata la firma di Berlusconi sull’assegno. Però gli accordi con la Juve, Ibra e il suo procuratore c’erano già nel 2006”.
Febbraio sarà un mese di fuoco per i rossoneri: dalla sfida con l’Arsenal in Champions League, agli scontri contro Napoli, Udinese e Juventus in campionato, alla semifinale di Tim Cup. La squadra, tuttavia è in piena emergenza per gli innumerevoli infortuni, come reagirà?
“Non penso che se una squadra a gennaio ha 5 o 6 infortunati, debba comprare 5 o 6 giocatori. Però il Milan ha provato l’anno scorso a prenderne 5 perché ha molti giocatori in fascia di rischio. Adesso, per esempio, sono sani Zambrotta, Nesta, Ambrosini, Van Bommel, Seedorf, che sono ultratrentenni e quindi rischiano molto, e invece sono infortunati i giovani come Boateng, Pato, Merkel, Cassano, Aquilani. E’ per quello che serviva almeno un rinforzo per reparto. Allegri dovrà pregare di recuperare presto i suoi giocatori, anche se contro la Lazio, più che le assenze, sono stati l’atteggiamento della squadra e la formazione a non andare bene”.
Martedi la Primavera inizierà il Torneo di Viareggio: perché non puntare sui nostri giovani in questo momento di difficoltà?
“La gente adesso è impazzita per El Shaarawy. In questi anni, di giovani al Milan ne ho visti tanti: potrei cominciare dagli anni ’70, ma basta pensare a questi ultimi anni, con Donati, Dalla Bona, Albertazzi, Marzoratti, Pozzi, Graffiedi, Saudati e Borriello, se vogliamo. L’unico che si è affermato è Pato, oltre a Kakà e Shevchenko, presi a 21 anni, che avevano già un’esperienza di un certo tipo. Tutti gli altri vanno dosati, non c’è niente da fare. In una squadra in difficoltà, El Shaarawy non è ancora in grado di risolvere la partita, come è successo contro la Lazio, soprattutto perché era in una posizione poco chiara. Il Milan ha un bel settore giovanile, ha avuto 25 anni fa una sfornata irripetibile, in cui si sono formati Evani, Albertini, Filippo Galli, Costacurta, Maldini. Oggi i giovani hanno bisogno di giocare, giocano in provincia, fanno esperienza, però nel Milan se non sei un Pato, un Kakà o Shevchenko diventa molto molto difficile. Adesso Filippo Galli sta facendo un grande lavoro, il Milan da anni gioca con la Primavera che ha un anno in meno rispetto alle altre, fa crescere e maturare prima i giovani”.
Capitolo Pato: la sua decisione di restare ha stupito un po’ tutti, così come quella di Pippo che sembrava essere ad un passo dal Siena. Come valuti la loro scelta?
“Credo che Pato abbia semplicemente deciso di non andare a Parigi. Facendo due calcoli, prima che il Psg possa diventare competitivo in Europa passeranno almeno 5 o 6 anni, nel Milan ha qualche chance che avvenga prima. Se non è il Milan, il Manchester City o qualche altro club. La decisione di non cederlo è stata di Berlusconi, giustamente direi, perché l’ha pagato 22 milioni a 17 anni, non avrebbe avuto senso rivenderlo a 30. Mi fa male dirlo, perché gli voglio bene, ma credo che Pato per crescere a questo punto dovrebbe andare via. Con Pippo ho parlato anche il giorno del No al Siena, e mi ha ribadito quello che mi ha sempre detto, che preferiva giocare 20 minuti al Milan ogni 3/4 partite piuttosto che 90 minuti da un’altra parte. Il Siena gli offriva un anno e mezzo a 2 milioni. Uno poteva anche pensarci, ma lui ha preferito restare qua per tutta una serie di motivi. Penso che un giocatore come lui debba chiudere la sua carriera al Milan, o perlomeno che arrivi alla fine della sua storia nel Milan in un certo modo, poi se dopo farà un anno a Siena questo non lo so. Con la sua scelta, comunque, ha ribadito quello che mi ha sempre detto per 3 mesi, ovvero la sua volontà di restare al Milan”.