Ma nel calcio il risultato è sì la prima cosa che conta, ma non l’unica. Almeno non per chi, come noi, ha il compito di valutare prestazioni e decisioni rossonere, in campo e non. E le mancanze che oggi il Diavolo è costretto a sopportare sono molteplici: infortuni (vero ma non è una scusa), quasi nessun intervento in corso d’opera sul mercato (altro che riparazione) e, soprattutto, l’assenza di una panchina capace di cambiare il volto e il senso delle partite. Non come l’anno scorso.
Perché il poco spessore nel momento decisivo della stagione passa anche da qui. Dalla bassa incisività dei ricambi a disposizione che rendono meno dei sostituti, alla mancanza di novità di chi “entra al posto di”. Chiaro ed evidente il caso di Boateng a Lecce, ma anche quello di Ambrosini con il Cagliari. Ma non basta.
Sono pochi e molto decisivi (in negativo), rispetto ad un anno fa quando i vari Cassano, Robinho, Pato e Seedorf entravano e decidevano (in positivo), risolvendo match e situazioni scomode. La forza di una squadra si misura anche e soprattutto in questo, dalla presenza o meno del 12esimo uomo che in questo momento al Milan manca.
This post was last modified on 4 Febbraio 2012 - 11:47