Ibra invece non può. Ingiustificabile e di cattivo gusto il suo comportamento ma perché il conto saltato spetta sempre e solo a lui? Zlatan paga fino all’eccesso ogni singolo errore che commette, perché è un uomo che spesso torno ad essere il ragazzino violento della Malmoe della sua adolescenza, perché di mezzo c’è la Juventus bistrattata dagli arbitri (secondo Conte), perché lo svedese si è resto colpevole, in Coppa Italia, di un altro comportamento simile (?) assestando un buffetto a Storari, perché qualche giorno fa, all’uscita da Milanello, ha investito una donna e nemmeno si è degnato di soccorrerla (?). Tutto creato ad hoc e un etichetta, da “cattivo per eccellenza”, che togliersi di dosso sarà pressoché impossibile. La conferma implicita arriva oggi dal Corriere della Sera, che in un retroscena, parla di episodio “curiosamente avvenuto a 48 ore dalla discussione del ricorso alla squalifica inflitta dal giudice sportivo, curiosamente accaduto con una troupe armata di telecamera e arrivata – secondo i beneinformati di via Turati – da Torino“. Ibra, ancora speranzoso in merito alla squalifica, ci avrebbe anche scherzato con gli amici: “Dove sono le chiavi della mia macchina? Devo metterne sotto un altro…”.
Di contro a questa marea di ragioni per cui lasciare le cose così come stavano, c’era la sola speranza del buon senso della Corte Federale. Squalifica sacrosanta, come sacrosanto però, sarebbe stato archiviare il caso tra le “condotte antisportive” e non tra gli “atti violenti”. Invece, eccolo lì il massimo della pena. Ibra avrebbe reagito con l’animo ferito: “Non mi perdonano nulla”. “Grave errore giuridico” tuona il sito rossonero che, con il legale Cantamessa aveva imbastito una difesa fondata sul caso Ibra-Rossi dello scorso campionato. All’epoca la squalifica, per poi essere vanificata da un’altra, fu ridotta a due giornate. Questa volte le speranze erano davvero poche, insomma, poi chi lo avrebbe spiegato a Chiellini e compagni?
This post was last modified on 24 Febbraio 2012 - 14:43