La via del tramonto non di Superpippo, che più volte ha dimostrato di essere immortale: basti ricordare la finale di Atene 2007, dopo anni di infortuni e a 2 anni dall’altra finale di Champions contro il Liverpool dove fu spedito in tribuna, la doppietta al Velodrome il 15 settembre 2009 e quella al Real Madrid di Mourinho il 3 novembre 2010.
E, ovviamente, la via del tramonto non è per il Milan, anch’esso fatto di sostanza immortale, e in grado perciò di sopravvivere ai divorzi dai suoi campioni e di continuare a vincere.
No, il sunset boulevard è invece imboccato dal rapporto tra i due, il mondo rossonero e il suo attaccante più vecchio, con più esperienza, e che ci ha regalato gioie incommensurabili. Gioie che né Ibra, né Pato, né Binho, né El Sharaawy ci hanno ancora regalato, per evidenti limiti d’età, ma non solo. Inzaghi per i tifosi milanisti è speciale e non esiste al mondo tifoso rossonero che non gli voglia bene. È un idolo indiscusso.
Eppure il rapporto col Milan sembra veramente giunto agli ultimi sgoccioli. Ieri Pippo giocava il primo match della stagione da titolare e non l’ha nemmeno terminato. Si è visto pochissimo in campionato, mai in Champions, nella sua Champions, poiché Allegri non l’ha inserito nella lista. Almeno in Coppa Italia pretendeva, a ragione, maggiore considerazione.
Non l’ha avuta, e magari le sirene di Parigi da ieri sera suonano all’impazzata, con l’accigliato mastro Carletto e il solare Leonardo pronti a riabbracciarlo. Non garantendogli un posto da titolare, ma comunque prestandogli più attenzione, e facendolo giocare minuti importanti nella prossima Champions, a cui il Psg si sta velocemente avvicinando grazie al primo posto in classifica nella Ligue 1.
Solo l’inserimento del nome “Filippo Inzaghi” nella lista Champions potrebbe cambiare le cose. Contando che su di lui ci sono forti Bellinzona e PSG del vecchio amico Ancelotti, che lo prenderebbe subito.
Pippo finora è rimasto per riconoscenza nei confronti dei tifosi, ma lui ha bisogno di giocare, come qualsiasi altro calciatore, e ha bisogno del palcoscenico europeo, perché è Inzaghi. È la sua natura, è il suo talento che si sprigiona in quell’habitat. E nessuno può tenerlo tanto a lungo lontano dalle aree di rigore e dalle linee del fuorigioco del vecchio continente. Nemmeno Allegri. E Raùl, che lo precede nella classifica dei cannonieri europei, è avvertito…
This post was last modified on 19 Gennaio 2012 - 16:08