Ammettiamolo: nessuno lo scorso 31 agosto si esaltò quando fu annunciato l’acquisto di Antonio Nocerino. Intendiamoci: mica per il valore del giocatore, quanto perchè all’epoca nomi come quelli di Montolivo o Schweinsteiger scaldavano di più. Sono passati tre mesi e mezzo e siamo qui ad ammettere che quello del centrocampista è stato un acquisto azzeccatissimo. E il superlativo non basta se pensiamo che la dirigenza rossonera ha sborsato solo 500.000 euro per assicurarselo.
Il destino ha voluto che il suo primo gol con la maglia del Milan arrivasse il 15 ottobre nella sfida di San Siro vinta 3-0 contro gli ex compagni del Palermo. Undici giorni dopo, ancora al Meazza, la prima tripletta della carriera nel 4-1 rifilato al Parma. Poi il gol a Marassi contro il Genoa e la rete sblocca-risultato di ieri sera con un destro dal limite imprendibile per Brkic. In 13 presenze in campionato il Noce è andato a segno 6 volte: la stessa quota raggiunta nel giro di 3 stagioni a Palermo (dal 2008 al 2011) in 106 apparizioni. Per andare, invece, a trovare un risultato così positivo bisogna tornare al 2006/2007, quando dove Nocerino giocava in Serie B con la maglia del Piacenza: una stagione con 6 gol in 37 presenze, ma soprattutto una vetrina che gli permise di conquistarsi un posto da titolare nella Juve di Ranieri al ritorno nella massima serie l’anno successivo.
Al di là dei numeri, il centrocampista napoletano ha saputo trasformarsi rapidamente dall’acquisto dell’ultimo minuto arrivato un po’ in sordina a pilastro della mediana di Allegri. E’ lecito allora parlare di colpo da maestro se pensiamo alla trattativa lampo condotta da Adriano Galliani per portarlo a Milano. Ed è altrettanto lecito sostenere che ci sia tanta qualità nel giocatore che stiamo ammirando in questi mesi. Già, perchè per molto tempo al Noce si sono attribuite “solo” le classiche caratteristiche dell’incontrista puro: cuore, corsa, resistenza. Lui sfoggia anche classe e precisione: doti che ne stanno facendo un elemento essenziale nell’undici titolare. Sembrò un po’ troppo sicuro di sé quando sostenne di guardare a Gattuso come un mito, ma di poter segnare più di Ringhio. Aveva proprio ragione…