Non c’è niente da fare, è proprio il caso di dire che certe cose non cambiano mai: passano le giornate, ma in casa Milan dici “fascia sinistra” e il più delle volte dici “guai“. Il deludente pareggio di Bologna ci ha dimostrato ancora una volta la perfetta applicabilità di questa regola: cambiano i campi, cambiano gli interpreti, ma il difficile rapporto tra il Diavolo e la zona mancina del campo continua. Le ragioni? Tante, forse troppe. Impossibile, a questo punto, non soffermarsi sulle deludenti e modeste prestazioni di Antonini ed Emanuelson. Entrambi sempre timorosi, incapaci di proporsi in modo propositivo e dinamico al servizio della squadra, entrambi senza un ruolo e un compito precisi e ben definiti. E se tutti questi problemi emergono in modo così netto quando di fronte si ha un avversario sì intraprendente, ma non proibitivo come il Bologna vuol dire che è il caso davvero di iniziare a preoccuparsi.
Partiamo con Antonini. Premessa: nessuno prentende da lui la crescita impetuosa e sensazionale avuta da Abate, però qualche garanzia e certezza in più sarebbero doverose. Nella partita del “Dall’Ara” lo abbiamo visto in tutte le declinazioni possibili e immaginabili: a supporto di Yepes nei momenti di maggiore difficoltà e pressione da parte del Bologna, in versione più offensiva quando la vittoria appariva ancora una mission possible. Risultato: poco di tutto, sia in attacco che in copertura.
La questione – Emanuelson è stata più volte presa in esame e sviscerata, senza mai arrivare ad una soluzione. Subentrato a Seedorf ad inizio ripresa, avrebbe dovuto proporre quella velocità e quel dinamismo che non sono tra le caratteristiche più note dell’olandese. Ancora una volta, invece, è arrivata la bocciatura, forse più amara e perentoria rispetto ad altre uscite. Mai come in questa occasione, infatti, il brasiliano ha dimostrato tutta la sua incosistenza e la sua incapacità di incidere. Mai come in quest’occasione abbiamo rimpianto gli inserimenti, la corsa e il cieco agonismo di Antonio Nocerino.
La palla, a questo punto, passa all’allenatore: il coraggio non gli manca, non gli è mai mancato e ora è il momento di sfoderarlo ancora una volta. Il mercato di gennaio, infatti, non potrà fare miracoli in tutti i reparti: occorre fare di necessità virtù e iniziare a chiedersi, senza se e senza ma, quali siano i reali pregi di questi due giocatori. I pregi sono la metà dei difetti? Pazienza, mettiamoli nelle condizioni di sfruttare al massimo le loro (poche) qualità. Medita, Max, medita …