Solo Ibrahimovic. E’ questa l’amara sentenza che si può trarre dalla quarta partita del gruppo H valida per la Champions League. Perchè nella nebbia della Bielorussia l’unico in grado di accendere la lampadina in campo poteva essere solo lui, Wonder Ibra. Il gol se lo cerca e lo realizza lui, tiene sotto pressione per 90′ una difesa che mostrava tutti i suoi limiti già dalla copertura del campo. Usciamo dunque con 1 punto da Minsk che da speranza al Bate Borisov e sa troppo di sconfitta per noi, frutto anche di una prestazione super nel primo tempo e molto sotto tono nella ripresa.
Parlavamo di un primo tempo ad alti livelli. Le 10 conclusioni in porta all’intervallo rappresentavano una sicurezza, con il Milan che però andava negli spogliatoi avanti solo di un gol. Il vantaggio arrivava così al 22′: Ibra recupera un pallone sulla trequarti offensiva, Robinho si auto-lancia nello spazio, palla in mezzo per lo svedese e il gioco è fatto: 1-0 Milan e partita in cassaforte, con il Bate che non aveva mai tirato in porta e il Milan padrone del campo. Come sempre, là davanti costruiamo troppo e finalizziamo poco: Robinho è nella versione carnevale di Rio e a tu-per-tu con il portiere è capace di tirare sul palo, Boateng e Ibra ci provano da lontano ma Gutor risponde sempre presente. In campo ci siamo solo noi, ma non riusciamo a chiudere la partita e la legge del calcio è dietro l’angolo.
Gol sbagliato, gol subito (con la gradita partecipazione dell’arbitro Rasmussen). A 10′ dall’inizio della ripresa, in un’incursione nell’aria rossonera di Kontsevoi, Abate lo contrasta con una leggera spinta e l’arbitro danese concede il rigore. Vista e rivista, la decisione dell’arbitro pare molto discutibile. Dagli 11 metri Bressan non perdona e mette dentro l’insperato 1-1 che diaccende le speranze del Bate. Da qui il poi il Milan si trasforma in un’agnellino che, visti i denti del lupo, si impaurisce e non si muove più. Il carattere della grande squadra che, seppur giochi meglio, si ritrova in pareggio, non esce e il risultato rimane congelato nel freddo di Minsk. Ci prova solo Ibra in tutte le maniere e Allegri: prima Seedorf per uno spento Aquilani, forse ancora in estasi per la prestazione di Roma, poi il giovane Ganz per il fantasma di Robinho. Il terzo cambio è obbligato: Nesta sente un dolore, propabilmente muscolare, e chiede il cambio a Bonera.
Il Bate si difende con 10 uomini e lascia davanti solo un interessantissimo Skavysh che, in contropiede nel tempo di recupero, scalda ancora una volta i guantoni ad un Abbiati questa sera impeccabile. Torniamo così a Milano con un punticino striminzito che vuol dire qualficazione ma che adesso ci condanna ad un unico risultato nella gara interna col Barcellona: la vittoria.