Standing ovation, tutti orgogliosi, tutti fieri. Ok, poi arriva il giorno dopo e uno ci pensa. Chissà perché quando penso al Milan, penso ad una squadra che, come dice dal 1986 il nostro Presidente, è chiamata, se non obbligata a dominare o, comunque, a dire la sua in Italia, in Europa e nel mondo. “Troppo Barça per questo Milan“, scrive il collega e amico Andrea Saronni su Sportmediaset. Esatto, aggiungo io: punto centrato. Se questo Barça fa il Barca, per il Milan non ce n’è. Ma se anche questo Barça non fa proprio il Barça, per questo Milan non ce n’è molto lo stesso. Cioè questo Milan, per avere qualche minima speranza, dev’essere perfetto e perfettamente concentrato per tutti i novanta minuti.
E invece sei costretto a giocarti la partita delle partite, che pur non vale la qualificazione, ma l’onore quello sì, con un centrocampo a mezzo servizio in grado di vedere qualche piccolo spiraglio di luce solo dopo l’ingresso di Antonio Nocerino. Sì, esatto: Antonio Nocerino, quello prelevato dal Palermo a mezzo milione come colpo last minute del mercato estivo e non propriamente un imbastitore di giuoco. Troppo ed inutilmente accademico il “Professore” Seedorf, rintronato secondo il trend degli ultimi tempo Van Bommel, “caciarone” Aquilani. Ecco il centrocampo da non schierare. E non è la prima volta che lo raccomando da queste pagine.
Capitolo difesa: Zambrotta resta (ancora) il miglior terzino sinistro che abbiamo in casa, ma non ha più il fiato. E ci mancherebbe! Per un Thiago (quasi) sempre al top, ecco un Nesta affaticato e indolenzito non solo per l’infortunio che poi, puntuale come le feste comandate, ci regalerà un bel periodo prolungato senza la sua presenza. Conferma Abate, quella sì: ma ormai non è più una sorpresa. Come non è una sorpresa il perverso feeling tra Robinho e la rete, come non è una sorpresa che una squadra come il Milan manchi di peso in attacco.
Non siamo tutti come il Barcellona, che può permettersi tanti “nanerottoli” di una rapidità mostruosa in attacco. Anche perché i loro “nanerottoli” la rete la vedono e la centrano con una puntualità disarmante. Non ci resta che appigliarci, ancora una volta, ai momenti di magica follia di Kevin Prince Boateng e, soprattutto, a Zlatan Ibrahimovic. Guai a chi dice ancora che non è in grado di trascinare un gruppo anche in Europa. Che poi la sua sola forza, costanza e determinazione non basti è tutto un altro discorso. Dimenticavo Pato… Ma, effettivamente, chi l’ha visto?