Primo tempo perfetto, sì: elegante, piacevole, da “orgogliosi” di avere una squadra così. Centrocampo poetico con solo qualche affanno in fase di ripiego, difesa solida con Thiago colonna corinzia e attacco con Zlatan uomo assist, il miglior Seedorf e un Robinho “cuore e corsa”. Ma il gol non arriva, la Fiorentina ha paura ma il gol non arriva, recriminiamo (nemmeno tanto, poi) per la rete annullata al “Professore”, ma il gol (quello buono) non arriva. Insomma: primi 45′ dominati in lungo e in largo e parziale identico a quello di partenza.
Ripresa un po’ più equilibrata, ma Milan sempre in rampa di lancio. Peccato che sulla rampa ci resti. Il segnale che i 3 punti non avrebbero baciato i nostri colori in ogni caso arriva a pochi minuti dal termine: rasoterra velenosissimo del neo entrato Pato, sventato da Boruc; Ibrahimovic rimette in mezzo ed Emanuelson sbaglia un rigore in movimento. Sono quei segni che valgono più di mille tattiche, un po’ come quando Shevchenko ad Instabul spara in bocca a Dudek la palla del decisivo 4-3 e della settima Champions con due anni di anticipo.
Per fortuna qui non c’era in palio alcun trofeo, anche la Lazio ha pareggiato e la vetta resterà comunque vicina. Ma mercoledì serviranno concretezza, consapevolezza e una terza “C”, che non è la prima che pensate… Ma la seconda.
This post was last modified on 19 Novembre 2011 - 23:13