10 febbraio 2008: un Diavolo inaspettatamente in difficoltà si scontra ripetutamente contro il muro eretto dal solido e spavaldo Siena di Beretta. Nonostante i pronostici della vigilia lo 0-0 sembrava dunque inevitabile. Il calcio, però, ci ha insegnato una regola fondamentale: tutte le partite, anche quelle che ci appaiono scontate e noiose, possono cambiare anche nel giro di pochi secondi e la sfida contro i toscani di tre anni fa non rappresenta certo un’eccezione. Minuto 18: Ancelotti si gioca il tutto per tutto e butta nella mischia Alberto Paloschi, gioiellino dell’allora Primavera rossonera capace di distinguersi per talento, determinazione e senso del goal.
I grandi allenatori si vedono anche e soprattutto in queste situazioni di palese difficoltà: nella partita più grigia e cupa sanno tirare fuori la carta vincente, individuare il giocatore più motivato e adatto a quel particolare contesto tattico o situazione. La prova della bontà della scelta di Ancelotti arriva immediatamente, soltanto 20 secondi dopo: Paloschi trafigge l’allora portiere toscano Manninger con un grandissimo diagonale di destro regalandoci 3 punti quanto mai incerti e insperati considerato l’evolversi della partita. Come non ricordare infine i momenti immediatamente seguenti la rete, con la commozione e la gioia di Carletto, così felice e fiero di quel ragazzo tanto sveglio e pronto?
Oggi Paloschi, dopo aver lavorato con il Milan nel periodo della conquista della Supercoppa a Pechino, è stato ceduto al Chievo in prestito con diritto di riscatto e domenica sera affronterà da avversario la squadra che l’ha lanciato nel grande calcio e ancora lo tiene in serissima considerazione in prospettiva futura. Mi raccomando Alberto, non fare scherzi!