Corsi e ricorsi storici, il calcio ne è pieno, ma questo è davvero singolare: 2 ottobre 2010, Andrea Pirlo decide con un’autentica perla la trasferta del “suo” Milan in casa del Parma; tiro da fuori, palla nel sette, abbraccio vigoroso di Antonini e Allegri che fa festa. Un anno dopo, 2 ottobre 2011, Andea Pirlo si prepara ad affrontare i campioni d’Italia con la “sua” Juventus. E il “sua” non indica una semplice appartenenza contrattuale: questa Juve, la Juventus di Conte, è proprio “sua”, ha proprio un disperato bisogno delle sue magie, del suo piede, della sua esperienza, forse più di un Milan che, però, soffre (e non poco) a centrocampo in questo inizio di stagione.
D’altronde tanto ha fatto chiacchierare il suo addio, un saluto emozionato e composto, sentito ma garbato, senza dubbio inevitabile a fronte di un’offerta, quella della Vecchia Signora, difficilmente rinunciabile. Ed eccolo ora a Torino, allo Juventus Stadium, disegnare traiettorie eccezionali, servire con la consueta maestria le ali del 4-2-4 bianconero, tentare il tiro da fuori come al Milan non succedeva da tempo. Forse proprio da quel 2 ottobre 2010, uno dei pochi acuti del genietto di Brescia in un anno memorabile per la società di via Turati.
Scelta giusta o meno (quella di darlo via) non ci è dato saperlo: ognuno ha le sue idee, le sue teorie ed è più che giusto che sia così. Certo, averlo contro questa sera, nella prima gara ufficiale, avrà il suo effetto. Cercare di ingabbiarlo, di intrappolarlo, è il diktat “allegro”: troppo pericolosi quei lanci, soprattutto per una difesa che ha dimostrato più di una lacuna in questo mese di calcio giocato. Che sia con Van Bommel, con Nocerino o con il rientrante Boateng poco importa: Andrea, tanto ti abbiamo amato, ma ora vai… fermato!