Kakà: la prima annata non si scorda mai

Dici Kakà e pensi a lui con una maglia a strisce rossonere. Poi probabilmente pensi alle sue accelerazioni da ghepardo o alla sua corsa elegantissima o ad uno dei suoi mille colpi di classe. E poi di certo penserai a quando è arrivato al Milan, in sordina, snobbato da Moggi, e nel giro di un mese entrato nella casella dei futuri campioni, dei palloni d’oro in potenza (nell’accezione filosofica dell’espressione).

Già, ma vogliamo ricordare come Kakà, oggi purtroppo in forza al Real dell’antipatico Mourinho, arrivò ed esplose?

È il 2003: Ricardo Izecson dos Santos Leite è praticamente uno sconosciuto e citare il suo pseudonimo Kakà non migliora di certo la situazione. Ci sono solo le rassicurazioni di Adriano Galliani sull’affare costato 8,5 milioni che porta a Milanello l’attaccante del San Paolo. Chi l’ha visto, notato, segnalato e voluto è stato Leonardo, appena passato la primavera precedente dalla rosa alla dirigenza del Milan, in qualità di emissario della società in Sudamerica. Nulla da eccepire: un gran colpo. Il destino scherzoso porterà poi Leonardo a guidare il Milan nel primo anno del dopo Kakà.

Kakà ha esordito in serie A subito, alla prima giornata, il 1° settembre 2003, allo Stadio del Conero per Ancona–Milan 0-2.  Titolare anche nella prima di Champions, il 16 settembre, a San Siro contro l’Ajax. Poi quel derby del 5 ottobre 2003, il suo primo gol e la consacrazione del numero 22. Gol segnato di testa su assist di -sorpresa!- Gattuso. Il gol vale il 2-0, arriva dopo la deviazione di testa di Inzaghi su punizione di Pirlo e prima del gol di  Shevchenko. 3-1 e l’Inter rosica, ancora una volta dopo le semifinali europee di maggio. Nel primo anno ha segnato 14 gol su 45 presenze, con 10 reti nel campionato valso lo scudetto numero 17 e 4 nella Champions League bruscamente interrotta nella dannata notte di La Coruña.

Ma il suo apporto alla causa milanista nel primo anno è davvero fondamentale, esemplificato dall’assist per Shevchenko che al 1° minuto di Milan-Roma del 2 maggio inchioda Capello al 2° posto e issa il Milan sul tetto d’Italia, con 2 giornate d’anticipo. Ma c’è molto del suo zampino in tanti dei gol e dei punti del Milan di quell’anno. Nell’1-0 di Empoli  fu decisivo, grazie a pochi passi e ad un tiro fortissimo sotto l’incrocio dalla distanza di 30 metri. Nel 3-1 interno sulla Reggina del gennaio 2004 segna la sua prima doppietta.

A Kakà comunque bastò pochissimo per entrare negli occhi e nei cuori dei tifosi, e più per il suo modo di giocare, per quanta forza e classe aggiungeva di botto al potenziale dell’intera squadra, che per i gol e gli assist. Questo è stato lampante fin da subito, l’essere forte e utilissimo per il gioco del Milan, sempre e comunque a prescindere dal tabellino. Entusiasmava solo giocando, i gol, che comunque faceva, quasi non importavano. Insieme al suo esemplare comportamento e permanente sorriso Kakà è diventato in tempi record un icona della squadra. Le sue magliette andarono subito a ruba, e non smisero mai di essere tra le più vendute, fino all’estate del 2009.

E indovinate chi indossa oggi nel Milan il numero 22, (che nel frattempo è stato di Borriello)? Un altro arrivo low-profile del mercato: Nocerino!

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