Il Superclasico italiano, quando va in scena a Torino, è solito investire di candidatura al titolo i Rossoneri, qualora escano con i 3 punti dalla trasferta. Così non fu nella temporalmente vicina stagione 2009-2010, ma sentimentalmente distante, quando si sfidarono in gennaio la Juventus allenata da Ferrara e il Milan di Leonardo. Un Diavolo dai piedi buonissimi si presentò al Comunale. Pirlo, Beckham e Ronaldinho nell’undici di partenza. Nessuna squadra del pianeta ha avuto l’onore di poter schierare contemporaneamente tre giocatori dai piedi così educati.
Match sentito e combattuto come da manuale, sbloccato proprio da un calcio d’angolo battuto sapientemente da Trilly e appoggiato in rete da Nesta, a due passi dalla riga di porta. Poi nel secondo tempo di nuovo un corner di Andreino da Brescia permette ad un ispiratissimo Dinho di segnare il gol che vale lo 0-2. Da quel momento finì la partita e, di fatto, l’avventura di Ciro Ferrara sulla panchina bianconera. Tant’è vero che la terza segnatura dell’incontro, manco a dirlo di Ronnie con assistenza di Becks, va in scena tra i fumogeni in uno stadio semivuoto, abbandonato con largo anticipo dai tifosi juventini.
Era un Milan che avevamo imparato ad amare, che si fondava sulle convinzioni tattiche di Leo, che affrontava tutte le sfide con passione e proprio con questa limitava il gap che talvolta doveva fronteggiare. Le chiavi di quella formazioni erano state consegnata a Ronaldinho, che in quella stagione e nello specifico in quel Juve-Milan espresse il suo miglior calcio da quando arrivò in Italia. Sono passati quasi 22 mesi, ma sembrano molti, molti di più.
Stasera sfideremo la Vecchia Signora nella sua nuova casa e per di più condotta proprio da Andrea Pirlo, tanto per citare alcuni degli innumerevoli cambiamenti intercorsi in questi quasi 2 anni. Come direbbe Beau Williams… C’est la vie.