“Ciao Super Sic” si legge sul sito ufficiale di Marco Simoncelli che proprio prima della gara sventolava, sulla linea di partenza, un cartello con il suo nuovo sito. Definirlo campione sarebbe banale e forse riduttivo, Sic era di più: uno che si prestava sempre alle telecamere, sempre in prima linea quando c’era da dire le cose e con una marcia in più in pista. Sportivo fino a un certo punto: le sue staccate sempre al limite nei duelli con Pedrosa e Dovizioso, l’eterno rivale, rimarranno per sempre nella storia di un personaggio che tutti ricorderanno con piacere. Fino a una gara inutile, quella di oggi a Sepang, con un Motomondiale oramai già nella mani di Stoner e una fatalità in più che brucia come una sconfitta.
Nel 2008, all’età di 21 anni, vince il suo primo titolo mondiale in 250 e subito partono i paragoni con Valentino Rossi: il modo di piegare la moto, le staccate, le frenate all’ultimo, il piedino fuori, la postura, l’accento, i capelloni. Tutto richiama al campione di Tavullia che se lo prende sotto spalla e gli insegna a guidare una moto che non perdona niente. Lo abbiamo conosciuto con un urlo di vittoria e Simoncelli, oggi, ci ha fatto assaggiare il sapore di un urlo troppo amaro da digerire: l’urlo della disperazione, l’urlo del “non ci voglio credere”.
Era un tifoso rossonero, conosceva personalmente Abbiati e Ambrosini, il lutto al braccio dei giocatore del Milan e il minuto di silenzio su tutti i campi prima dell’inizio delle partite rappresenta in pieno la disperazione del popolo sportivo per la scomparsa di Super Sic. Il tifo rossonero oggi perde un angelo, che sicuramente, come noi, al gol di Yepes del 4-3 finale di Lecce lo avrà fatto saltare come una settimana fa sul podio per il secondo posto in Australia. Perchè ci piace ricordare così Marco, con il sorriso sulle labbra.
This post was last modified on 6 Febbraio 2012 - 17:18