La prima puntata, delle tre, sui “magnifici quindici”, comprende cinque firme eccezionali di cinque supercampioni, che hanno fatto la storia del Diavolo. Siamo nei primi dieci anni dell’epopea berlusconiana (1986-1996). Dai fantastici di Sacchi, capaci di dominare in tutta Europa fino alla conquista del Mondo esprimendo un calcio offensivo spettacolare, che annientava gli avversari e che ha fatto la storia di questo sport; agli invincibili di Capello, una squadra semplicemente imbattibile. Il Milan dei tre olandesi, il Milan delle due Coppe dei Campioni consecutive, il Milan dei quattro scudetti in cinque anni.
19 aprile 1989: Milan – Real Madrid 5-0, Carlo Ancelotti. Semifinale di ritorno di Coppa Campioni. A detta di tanti tifosi rossoneri, la partita più bella mai vista. Una prova di forza impressionante, il grande Real battuto ed umiliato da un Milan sensazionale. Un Milan che all’andata era uscito dal “Bernabeu” fra gli applausi di tutto un intero stadio in piedi che non credeva a quello che aveva visto: una squadra italiana che va a Madrid e domina per tutti i 90′ anche se alla fine raccoglie solo un pareggio per 1-1. L’epopea di Sacchi allenatore in Europa e nel Mondo inizia da questa partita e da questo gol. Dopo 18′ di equilibrio arriva il momento della svolta: Ancelotti riceve palla sulla tre-quarti campo, dopo un’azione caparbia di Gullit, scarta un paio di avversari con un doppio dribbling, prende la mira e lascia partire un bolide da fuori area che incenerisce Buyo e si insacca inesorabilmente. Da lì in poi è solo e soltanto Milan e Carletto ha firmato un gran gol, il gol che segna l’inizio dell’era dei fantastici.
24 maggio 1989: Milan – Steaua Bucarest 4-0, Ruud Gullit. La finale del “Nou Camp” contro i rumeni dello Steaua è un trionfo assoluto. Barcellona si colora interamente di rossonero ed il Milan è una macchina da guerra impressionante. Difficilmente si è vista una finale così, con un risultato mai in discussione ed una squadra che comanda il gioco per tutto il match, cancellando completamente l’avversario. Alle 17 di mercoledì pomeriggio, Ruud Gullit era ancora sospeso fra la voglia di giocare e la schiena che faceva le bizze, ultimo anello nell’interminabile catena di piccoli orrori che hanno percorso la sua seconda stagione milanista. Allarme rosso nello staff medico: massaggi, consigli e incoraggiamenti al capezzale del fuoriclasse olandese. Poi Gullit ha giocato, segnato, trascinato la squadra alla sua meritatissima Coppa dei Campioni. Il suo secondo gol, quello del 3-0, è un autentico gioiello per classe, potenza e precisione. Al 39′ il tulipano nero riceve una palla alta al limite dell’area. Con grande maestria la stoppa di petto, la fa rimbalzare a terra e spara un bolide che si insacca inesorabilmente sotto il sette, alle spalle del portiere avversario. Una potenza rara, una rete pazzesca che manda le squadre al riposo su un risultato netto, per un trionfo ormai scritto.
25 novembre 1992: Milan – Goteborg 4-0, Marco Van Basten. Forse il più grande giocatore dei venticinque anni di presidenza Berlusconi. Potenza, agilità, classe sopraffina. Altezza e potenza da ariete dell’area di rigore, unita con dei piedi che incantavano le platee, con le sue giocate magiche e deliziose. Senza dubbio il più grande centravanti della storia del calcio moderno. Ha fatto gol praticamente in qualsiasi maniera e in tutte le salse. Dove non sono arrivate le difese avversarie, ci hanno pensato le sue caviglie fragili a bloccarlo a soli 28 anni e con tre palloni d’oro già conquistati. Semplicemente Marco Van Basten, il cigno di Utrecht. Noi vogliamo ricordare uno dei suoi tanti gol spettacolari, in una delle ultime, purtroppo, sue esibizioni in rossonero. Era il Milan di Capello che dominava in Italia e non perdeva mai. Prima giornata del gironcino di semifinale per accedere alla finale di maggio. A San Siro arrivano i malcapitati svedesi del Goteborg e l’olandese ha in serbo una prestazione indimenticabile per accoglierli. Quattro gol tutti firmati da lui, uno più bello dell’altro. Quello che riesce a fare al minuto numero 61 per il definitivo punto del 4-0, è da manuale del calcio. Azione corale del Milan, Eranio va sulla fascia, mette una palla in mezzo anche un pò arretrata e Van Basten quasi dal limite dell’area si esibisce in una spettacolare rovesciata che si insacca in rete. Incredibile per velocità, spettacolarità e tempismo. San Siro esplode ed è tutta in piedi ad applaudire il proprio idolo, in quella che sarà ricordata per sempre come la sua partita.
18 maggio 1994: Milan – Barcellona 4-0, Dejan Savicevic. Una delle più grandi lezioni di calcio della storia. Una vittoria incredibile, che ha dato lustro a quel calcio italiano oggi maltrattato dallo strapotere di Spagna e Inghilterra. Il Milan di Capello si gioca la seconda finale di Champions League consecutiva dopo lo smacco subito l’anno prima a Monaco contro l’Olimpique Marsiglia. L’avversario è il favoritissimo Barcellona di Johan Cruijff, la cornice lo stadio Olimpico di Atene. Per il Milan affrontare senza due pilastri come Baresi e Costacurta uno squadrone come quello catalano, che annoverava tra le sue fila fuoriclasse come Romario e Stoichkov, si annunciava come un’impresa quasi impossibile. A sentire le sbruffonate di Cruijff, poi, non ci sarebbe dovuta essere partita. Una doppietta di Massaro chiude il primo tempo con un confortante vantaggio, nel secondo tempo Savicevic si inventa il gol dell’anno con un pallonetto impossibile. Proprio lui, il Genio. Tanto criticato per la sua discontinuità troppo marcata, che quando decideva di accendere l’interruttore della sua lampada, incantava tutti con giocate magnifiche. In quella finale decise che era giunto quel momento. Al 2′ della ripresa il montenegrino anticipa un avversario appena fuori dall’area di rigore e senza pensarci due volte, lascia partire un pallonetto d’alta scuola da posizione impossibile che sorprende un incredulo Zubizzarreta e spegne i sogni di rimonta dei blaugrana. Un gol fantasmagorico che, ancora oggi a rivederlo, fa luccicare gli occhi e battere i cuori rossoneri.
8 settembre 1996: Milan – Verona 4-1, George Weah. Prima giornata di un campionato che risulterà disastroso per il Milan, seppur campione d’Italia in carica. L’ultima stagione del grandissimo Franco Baresi, capitano indimenticabile. La stagione di Tabarez prima e Arrigo Sacchi poi. La stagione dell’umiliante 1-6 a San Siro contro la Juve di Lippi, dell’undicesimo posto, peggior piazzamento dell’era Berlusconi. Un’annata sciagurata che però si aprì con un gol d’antologia, uno dei più belli, non solo fra i duemila rossoneri, ma di tutta la storia del calcio. L’autore fu un certo George Weah, il miglior giocatore africano di tutti i tempi. Il liberiano entrò subito nelle grazie di tutti i milanisti, portando il Diavolo alla vittoria dello scudetto del ’96 e poi si è conquistato un posto indelebile con questa magia. 42′ della ripresa il Milan vince 2-1 ma soffre terribilmente contro un coriaceo Verona. Calcio d’angolo per gli scaligeri. Weah riconquista palla al limite della propria area di rigore e parte palla al piede in uno strepitoso coast to coast. Scarta metà squadra avversaria, anche con alcuni rimpalli fortunosi e poi entra in area ed insacca in rete, concludendo una maratona lunga 100 metri. Spettacolare, inimmaginabile, sontuoso, è standing ovation.
This post was last modified on 30 Settembre 2011 - 18:04