Anche l’Inter presenta tre “italiani”, mentre la Juve, con quattro effettivi, è ancora il ceppo dominante. Ma un importantissimo segnale a nostro favore sta nel fatto che i nazionali rossoneri, importanti pedine nello scacchiere del tecnico orceano, a differenza dei nerazzurri e dei bianconeri, non sono titolari inamovibili nel proprio club d’appartenenza. Anzi, se non ci fosse stato Prandelli, Cassano avrebbe rischiato di non mettere più piede a Milanello. Ma dopo Italia-Spagna, a ragione o a torto, Berlusconi si è deciso a concedere nuove chances alla promessa di Bari Vecchia.
La Juventus mantiene ancora l’egemonia numerica solo per quanto riguarda il numero di convocati. Guai ad azzardarsi a parlare nuovamente di ItalJuve. Lontani sono infatti i fasti del Mondiale 1934, quando l’Italia presentava ben 9 juventini in rosa. E per quanto concerne il valore qualitativo degli uomini, per i poveri bianconeri, anche i Mondiali del 1978, del 1982 e del 2006 rappresentano una chimera. La dimostrazione di un’ItalJuve letteralmente fallita, emblema di un calcio passato, è la ben più recente spedizione in Sudafrica.
Insomma, bisognava invertire rotta e Prandelli l’ha capito. Il Milan è la squadra più forte d’Italia ed è quindi assolutamente normale che, in questo periodo, il numero di rossoneri arruolati da Prandelli lieviti sensibilmente.
Cassano, Aquilani e Nocerino, in queste due gare, troveranno certamente spazio, migliorando la propria condizione in vista dei nostri futuri e delicati incontri ufficiali. E se il C.T. dell’Italia rivalutasse gente come Abbiati e Abate, si potrebbe cominciare seriamente ad alludere all’ItalMilan come una nuova corrente calcistica.
This post was last modified on 2 Settembre 2011 - 20:16