Nel giugno del 1993, un’altra operazione. Due anni dopo il fuoriclasse inizia il ritiro estivo con la squadra. Tutto inutile. L’annuncio ufficiale arriva il 17 agosto del ’95: ” “La notizia che devo darvi è corta: semplicemente ho deciso di smettere di fare il calciatore. Grazie a tutti quanti”. Il giorno seguente è quello dell’addio al suo pubblico. Un giro di campo entrato nel cuore dei presenti ma anche in quello di chi Van Basten non hanno mai avuto il piacere di vederlo giocare. La camicia rosa, la giacca di renna, gli occhi lucidi, le mani protese verso l’alto per il saluto, l’ultimo, definitivo, senza possibilità di appello. Le lacrime di Capello in panchina e quella tristezza da parte di tutti gli appassionati di questo sport nel vedere un calciatore così splendido dare l’addio a soli trent’anni.
“Quando un giocatore smette, diventa sempre migliore. Ma io ho giocato tante brutte partite, ho sbagliato gol clamorosi. Adesso mi dite che sono stato il più grande ma la verità è che ho fatto parte di una squadra imbottita di campioni- le parole di Van Basten, che prosegue poi dicendo- Il calcio continua, con me non finisce certo il Milan. Qui ci sono Baggio, Savicevic, Weah, Maldini e Baresi, il Milan farà sempre spettacolo“. E così è stato. Negli anni successivi il Milan ha continuato a vincere anche senza colui che Adriano Galliani aveva definito “il Leonardo Da Vinci del calcio” ma quelle magie condizionate da una caviglia malandata lasciano in sospeso una domanda che non avrà mai una riposta: senza problemi fisici dove sarebbe arrivato il Cigno di Utrecht?
This post was last modified on 18 Agosto 2011 - 15:20