Borsino bianconero a meno di una settimana dalla chiusura del mercato. Aspettative, riflessioni e una doverosa quantità di realismo. Proviamo ad analizzare il restyling juventino in ogni reparto, cercando di misurare la reale lunghezza e consistenza della coperta a disposizione di Antonio Conte.
DIFESA: la porta è probabilmente l’unica zona del campo che non somiglia ad un cantiere aperto. L’esperienza, l’affidabilità e la mentalità di Gigi Buffon da una parte, la corte anglo-russa del Chelsea che non solletica particolarmente Storari dall’altra; salvo clamorose sorprese (ma il buon Marco è persona a modo), questa coppia di guardiani si presenta come la più affidabile della Serie A. Indossiamo ora il caschetto di sicurezza, superiamo i vari cartelli “lavori in corso” e ”men at work”, addentrandoci nel reparto arretrato. Sulle fasce sono arrivati Lichtsteiner e Reto Ziegler, aggiuntisi ai già presenti Motta, Grygera, De Ceglie e Grosso. Innesti in un certo senso necessari, ma sicuramente non tali da stuzzicare le fantasie del popolo bianconero. A parziale discolpa della dirigenza di Corso Ferraris, il fatto che il ruolo
CENTROCAMPO: partiti Felipe Melo, Aquilani e Sissoko, illuminante (da Juve vecchio stampo) l’acquisto di Pirlo, intelaiatore di trame manco fosse Penelope in attesa del ritorno del suo amato. Alla faccia degli scettici, un giocatore così serve sempre. L’età è vero non è quella del ragazzino, ma 2-3 stagioni ad alto livello sono garantite, oltre alla fondamentale prerogativa di saper giocare al calcio come pochi altri al mondo. A fare legna all’inizio è arrivato Pazienza, svincolatosi per contratto e per sovraffollamento dalla corte di Mazzarri. A questi s’è aggiunto Vidal, elemento che per duttilità e prospettive sembra tutto fuorchè una scommessa. Il figliol prodigo Marchisio è rimasto fortunatamente alla base, mentalità e numeri potrebbero renderlo il “capitan futuro” della Juve, a patto che il modulo di Conte non ne soffochi l’estro e gli entusiasmi. Capitolo esterni. Milos Krasic, dalla Serbia con furore e velocità supersonica, alla perenne ricerca della continuità di rendimento. Con Pepe vicino allo Zenit nell’operazione Bruno Alves-Bonucci, l’ultima settimana di mercato ha portato a Vinovo due nuove pedine. Dal Cesena Giaccherini; piccolo, affamato e rognoso, ha il non difficile compito di non far rimpiangere Martinez (12 milioni che purtroppo pesano parecchio), anche se sembra più mezzapunta da 4-3-3 che ala per il 4-2-4. E l’ultim’ora Estigarribia, elemento che ci si augura di forza direttamente proporzionale alla difficoltà del cognome. Vero è che ha disputato una grande Coppa America (i 5 pareggi con cui il suo Paraguay ha raggiunto la finale non sono colpa sua), ma vera è anche la differenza tra Cerro Porteno, Newell’s e Juve. In Europa tre anni fa, l’unica sua stagione in Francia al Le Mans non ha distolto l’attenzione degli appassionati dalla celebre 24ore automobilistica. Necessita verifiche, possibile piacevole sorpresa.
ATTACCO: I nomi circolati durante tutta l’estate accendevano già l’immaginazione dei tifosi bianconeri, sognando ad occhi aperti cortei in giro per Torino e le vacanze con tifosi prescritti impegnati a nascondersi sotto la sabbia per evitare figuracce. Rossi e Aguero non attaccheranno la porta avversaria nel nuovo stadio, ma il reparto si presenta al via con soluzioni che possono far male a tutte le difese del campionato. Vucinic, Matri, Del Piero, Quagliarella (da non vendere!!) e se rimanesse includiamo pure Toni come apriscatole d’emergenza, rappresentano un parco punte di tutto rispetto. Oggettivamente non da scudetto, ma in grado di competere tranquillamente per un posto Champions che, vista la concorrenza, a tutt’oggi non sembra poi così utopia.
In attesa di questi ultimi giorni di trattative, tempi ristretti e palla affidata a Marotta, citando lo slogan di un noto detersivo; qualità senza risparmio o risparmio senza qualità?
Sul campo invece l’arduo compito affidato ad Antonio Conte, riportare la Vecchia Signora dove richiede il blasone. Pensando sì al 4-2-4, ma anche al fatto che con un altro modulo, la coperta sarebbe senza dubbio più lunga.
Emilio Ripari