Il Milan è sempre attivo sul fronte brasiliano. Ai nomi ormai noti di Ganso e Danilo si aggiungono quelli di Casemiro e, soprattutto, Lucas. Per quanto riguarda Ganso, il trequartista reduce dalla disfatta in Copa America, sono state riportate alcune sue dichiarazioni in cui ribadisce di essere concentrato sul Mondiale per Club e sul campionato brasiliano ma Gaetano Paolillo, colui che cura il rapporto tra il giocatore e i club italiani si è detto convinto: “Ganso vuole solo il Milan“. Rimanendo in casa Santos Danilo, che qualche giorno fa sembrava essere un passo dal Benfica di Rui Costa, sembra voler seguire le orme del compagno di squadra rimanendo in Brasile almeno fino a gennaio. Il Milan rimane alla finestra.
Su Casemiro, talentuoso centrocampista del San Paolo, c’è da tempo l’Inter che pare essere in vantaggio ma Galliani può giocare in coppia con Preziosi che ha rivelato: “Casemiro è una situazione complicata, con Galliani abbiamo parlato anche dell’eventualità di prenderlo insieme, ma ripeto, è difficile”. Classe ’92, gioca da regista davanti alla difesa. Secondo O Globo il club paulista ha fatto sapere al giocatore che non gli verranno fatte nuove offerte di rinnovo. O accetta l’ultima proposta oppure resta fino al 2015 con l’attuale ingaggio. La soluzione in questo caso sarebbe quella di pagare la clausola rescissoria che ammonta a 7 milioni di euro per i club brasiliani ma si alza vertiginosamente, arrivando a 30 milioni, per i club europei.
L’altro nome è quello di Lucas, compagno di squadra di Casemiro. La sua clausola rescissoria fa ancora più paura: 92 mln di euro. Nonostante questo Wagner Ribeiro, suo procuratore, ha annunciato la trattativa con un club italiano per la cessione di una parte del cartellino del talento diciannovenne. Il ragazzo, già accostato lo scorso gennaio al Milan, nasce attaccante esterno ma il ct Mano Menezes in Copa America lo ha utilizzato come mezz’ala sia sul versante destro che su quello sinistro. Sembra chiara ormai l’intenzione di Galliani di pescare in terra carioca, magari proprio in quel San Paolo che aveva fatto crescere un certo Ricardo Kakà.