E’ il 17 luglio 1994. L’Italia è con il fiato sospeso. Nel Paese si avvertono quella fibrillazione, quell’attesa spasmodica che solo i grandi appuntamenti calcistici mondiali sanno regalare. La Nazionale di Arrigo Sacchi si gioca la finale del Campionato Mondiale negli Stati Uniti contro il Brasile di Romario. Gli azzurri erano partiti male nel girone, confermando le perplessità di stampa e tifosi, ma si erano ripresi nella fase a eliminazione diretta, annichilendo con l’identico risultato di 2-1 prima Nigeria, poi Spagna e infine Bulgaria.
Al Rose Bowl di Pasadena, teatro della finale, volle esserci a tutti i costi anche lui, il mitico capitano e condottiero di mille battaglie, Franco Baresi. La bandiera del Milan era reduce dall’epica annata che aveva visto i rossoneri conquistare Scudetto e Coppa dei Campioni. Un brutto infortunio subito nella gara d’esordio persa contro l’Irlanda rendevano pressoché impossibile un suo recupero per la gara finale del torneo. Ma Franco sapeva che quello era il suo ultimo Mondiale, l’ultima occasione per conquistare da capitano la Coppa più prestigiosa di tutte, la ciliegina sulla torta da apporre ad una carriera già straordinariamente vincente. E così si fece operare e il 17 luglio, in un torrido pomeriggio americano, si presentò sul terreno di gioco per condurre i suoi compagni a tentare l’ultima impresa, la più difficile.
E Franco Baresi giocò quella gara straordinariamente bene, lottando dal primo al centoventesimo minuto come un gladiatore. L’incontro, terminato a reti inviolate, poteva essere risolto solamente attraverso la micidiale lotteria dei rigori, una fulminea sequenza che non ammette appelli. E’ proprio Franco Baresi che si prende la responsabilità di rompere il ghiaccio, ma il suo rigore finisce alto sopra la porta difesa da Taffarel. Falliscono anche Massaro e, per ultimo Roberto Baggio, colui che aveva trascinato gli azzurri fino alla finale. Il “Divin codino”, proprio come aveva fatto Baresi, getta sopra la traversa le ultime chance dell’Italia, scatenando il pianto di capitan Franco, un pianto che entrerà nella storia di questo meraviglioso quanto crudele sport.
In quella giornata, lontana ormai 17 anni, Franco Baresi ha dunque mancato di un soffio la ciliegina, ma la torta confezionata in 20 anni di carriera è di quelle da leccarsi i baffi. Quella finale persa e quel rigore calciato alto non hanno minimamente intaccato la straordinaria carriera del leggendario capitano rossonero, ricordato ancora oggi con grande affetto e ammirazione.