Il verdetto della seconda giornata del gruppo A recita un ritornello amaro per l’Argentina. Il revival della partita del ’99, terminata 3-0 per la Colombia con 3 rigori sbagliati da Martin Palermo, fa solo da contorno a quella che poteva essere per una, la Colombia, la partita dell’affermazione, per l’altra, l’Argentina, la partita della rinascita. Il destino ha scelto così la prima opzione: una Colombia protetta dal muro Zuniga, Armero e Yepes ha saputo contenere senza correre troppi pericoli le molteplici punte messe in campo dal ct argentino Batista. Prima Messi, poi Lavezzi, Aguero, Tevez ed infine Higuain non sono riusciti a trovare la via giusta per il gol a una Colombia a cui va stretto il risultato, con la consapevolezza che con un po’ più di precisione sotto porta l’impresa si poteva anche compiere.
Parlavamo del muro colombiano. Questo muro ha un nome e un cognome: Mario Yepes. E’ vero, quando Messi e Lavezzi accelerano lui non riesce a starci dietro, però a un gigante di 35 anni concediamo anche questo. Ogni calcio d’angolo è sua preda; è lui che imposta l’azione da dietro affidandosi esclusivamente a Guarin o al lancio lungo su Falcao, come al Milan quando gioca Ibrahimovic. La prova così incolore di Messi & Co. non è frutto del caso, non è improvvisata: la Colombia sa giocare a calcio, soprattutto quando deve difendersi per poi ripartire. E Yepes lo sa bene questo. Il capitano dei “cafeteros” si gode così il primato del girone con la consapevolezza che oramai metà qualificazione è in tasca, esclusi clamorosi colpi di scena.
Il prossimo appuntamento per la Colombia sarà domenica ore 21 contro la Bolivia, mentre l’Argentina affronterà in un match infuocato due giorni più tardi la Costa Rica alle 2.45. Tutto pare deciso ma tutto deve ancora accadere: perchè nel calcio, fino a quando l’arbitro non fischia la fine, non è mai finita. E l’Argentina questo lo sa bene.
This post was last modified on 7 Luglio 2011 - 11:09