Il Brasile, una delle squadre favorite per la vittoria finale, viene fermato a La Plata sullo 0-0 da un sorprendente Venezuela. Il Ct Mano Menezes schiera un centrocampo di molta sostanza ma poche idee: Lucas Leiva e Ramires non riescono a costruire gioco, tanto è vero che spesso i carioca si affidano a lanci lunghi. Pato è la punta centrale con Robinho largo a destra e Neymar, l’astro nascente del Santos, a sinistra. Il Papero è il più pericolo dei tre: grazie a una buona condizione fisica riesce a vincere molti contrasti con i difensori venezuelani e arriva anche vicinissimo al goal quando, a metà primo tempo, colpisce in pieno la traversa. Buone sponde per i compagni e strepitosi controlli di palla rendono la sua prestazione convincente nonostante il Ct lo richiami a 15 minuti dalla fine per far spazio a Lucas.
Meno brillante la prova di Robinho. Il numero 7 del Brasile, come è solito fare con il Milan, si sacrifica spesso e cerca di fare da collagene tra il centrocampo e l’attacco. La palla d’oro che si ritrova sui piedi al 30′ del primo tempo dovrebbe essere calciata con potenza, invece il suo tiro poco deciso permette al difensore venezuelano di bloccare con il petto la palla prima che arrivi in porta. Sottotono il funambolico folletto si accomoda in panchina a soli 20′ minuti dall’inizio del secondo tempo.
Il migliore della truppa milanista è senza ombra di dubbio Thiago Silva, immenso anche in nazionale. Non deve ingannare il cartellino giallo, per altro immeritato, il centrale ex Fluminense chiude tutti gli spazi resi accessibili da un Lucio che spesso si lascia andare ad inutili sortite offensive. Risulta inoltre decisivo quando, verso fine gara, Dani Alves decide di dedicarsi quasi esclusivamente alla manovra d’attacco. Capitolo Ganso. Il santista rimane in campo per tutta la gara, nonostante la precaria condizione fisica ma in sintesi combina poco o nulla. Certo il passaggio filtrante che spalanca la porta a Neymar meriterebbe di essere un assist vincete ma, in ogni caso, dal numero 10 del Brasile noi ci aspettiamo di più. E probabilmente anche Galliani.