Il silenzio profondo con il quale la platea ha accolto le parole pronunciateieri pomeriggio da Andrea Agnelli, presidente della Juventus, a margine della presentazione delle nuove divise, significa una sola cosa: che quelle parole erano esattamente quelle che ogni tifoso della Vecchia Signora, in ogni angolo della terra voleva ascoltare dalla bocca del massimo dirigente bianconero.
Il giovane rampollo di casa Agnelli non ha avuto peli sulla lingua e per una decina di minuti ha tenuto inchiodati con le sue parole l’uditorio.
“Ho letto il comunicato di Guido Rossi e c’è scritto che qualora intervenissero fatti che dimostrassero poca limpidezza quel provvedimento si potrebbe revocare” ha esordito il figlio di Umberto. “Quello che è nostro timore è che si decida di non decidere. Che sarebbe la cosa peggiore. Noi abbiamo chiesto parità di trattamento e dalle motivazioni di Palazzi qualcosa di poco limpido sicuramente emerge”.
Poi, la parola che è riecheggiata maggiormente nella sala del nuovo stadio di Torino: rispetto. “Parità di trattamento la chiediamo dal 28 aprile 2010 ma oggi dopo 15 mesi di mia presidenza pretendo anche rispetto, rispetto dalle istituzioni verso la Juventus, rispetto verso i dirigenti, rispetto verso i calciatori e rispetto verso tutte le persone della Juventus, verso una società che ha fatto la storia del calcio italiano, e la storia del calcio italiano nel mondo. La Juventus è una società che ha fornito alla Nazionale 27 giocatori su 44 nelle quattro finali vinte di Coppa del Mondo, una società che ha una storia ultracentenaria e che merita rispetto”.
Così, tutto d’un fiato e la parola rispetto, con quella “R” un po’ arrotondata che apparteneva prima di lui allo zio Gianni, ripetuta sei, sette, otto, dieci volte, come a rafforzare il concetto, a renderlo indelebile nelle menti e nei cuori di chi ascolta. Finalmente, verrebbe da dire!
“Abbiamo rispettato l’alveo della giustizia sportiva, non siamo usciti da questo. L’attività di indagine mostra una serie di attività che sono state messe in atto anche da altre società e in particolare dall’Inter, aspettiamo la decisione del Consiglio Federale del 18 luglio. Decidere di non decidere sarebbe deleterio e darebbe l’impressione di non sapersi assumere le responsabilità. Noi siamo l’unica società ad aver avuto danni patrimoniali per diverse centinaia di milioni di euro, abbiamo i mezzi, le capacità e le conoscenze per muoverci anche al di fuori della Giustizia Sportiva. Per il momento non lo vogliamo, aspettiamo il consiglio federale dopo di che prenderemo le nostre decisioni” ha concluso Andrea.
Insomma, finalmente una presa di posizione ferma che probabilmente è arrivata con qualche anno di ritardo. Chissà come sarebbe andata a finire senza quelle esitazioni che hanno contraddistinto la fase del 2006, con una difesa quanto meno “titubante” da parte della Società nel processo sportivo, quel ricorso al TAR presentato e poi ritirato. Ma adesso, è inutile piangere sul latte versato, c’è un’aria nuova e come direbbe un coro da stadio, Andrea, “ti vogliamo così”.
Francesco Alessandrella