Allegri invece zitto, zitto, a distanza di 12 mesi, è stato capace di sovvertire le critiche. Si pensava che la presenza di Ronaldinho, voluta e stra voluta da Berlusconi, potesse creare non pochi grattacapi al livornese, ma così non è stato. Emarginato in panchina, il Gaucho a gennaio ha fatto le valigie e Berlusconi non è sembrato nemmeno poi così tanto dispiaciuto nel dare l’addio al suo pupillo. Pirlo non fa parte del suo progetto? Allora lui piano, piano lo mette alla porta senza troppe spiegazioni ma con tanta personalità. Quando il Presidente lo rimprovera per i suoi capelli spettinati Allegri si fionda dal parrucchiere, se invece la critica arriva per scelte tecnico-tattiche o per il gioco della sua squadra, allora con grande dignità ed equilibrio esclama: “Possiamo parlarne, posso spiegare a Berlusconi il mio punto di vista”. Niente prese di posizione fuori luogo, niente conferenze stampa nevrotiche, nessuna polemica.
In un anno abbiamo imparato a conoscerlo e ad apprezzarlo. In un anno abbiamo vinto quello che nei precedenti 7 non eravamo riusciti a conquistare. In un anno le critiche si sono placate e chi mormorava la tipica frase: “Questo non lo mangia il panettone” ha dovuto vedere Allegri brindare a dicembre ma soprattutto a fine campionato. Il “phisique du role” già lo si intravedeva a Cagliari, ma ora, con uno scudetto cucito sul petto è molto più scolpito.
This post was last modified on 28 Giugno 2011 - 20:29