La stella di Sacchi sorse nel 1987, quando, approdato al Milan, inaugurò una lunga stagione di trionfi. Zaccheroni è stato nel 1999 il comandante vincente della missione più pazza che la compagine Milan abbia mai affrontato in Italia.
1988: scudetto, l’11° per via Turati e l’unico nella bacheca di Sacchi. Doveva essere un altro anno all’insegna del Napoli di Maradona, e invece una rosa molto competitiva coniugata con la formula “sacchiana” del calcio totale portarono il Milan a conquistare l’Italia, prima di lanciarsi in un clamoroso tris bis internazionale: Coppa dei Campioni, Supercoppa e Intercontinentale sia nel 1989, sia nel 1990. Oltre i confini nazionali il Milan è stato praticamente invincibile dappertutto per due anni. La rosa contava giocatori straordinari come Giovanni Galli, Alessandro Costacurta, Paolo Maldini, Franco Baresi, Mauro Tassotti, Carlo Ancelotti, Roberto Donadoni, Ruud Gullit, Daniele Massaro e soprattutto Marco Van Basten. Lo scudetto fu vinto con 45 punti, 3 in più del Napoli. Risultò decisivo proprio lo scontro diretto alla terzultima giornata, 1° maggio 1988: nella tana del nemico, il San Paolo, finì 3-2 per il Milan, con doppietta di Virdis e gol di Van Basten. E pensare che il tecnico di Fusignano era debuttante in Serie A! E dallo scudetto scaturì anche la Supercoppa italiana, vinta contro la Sampdoria.
Diversa storia quella di Alberto Zaccheroni. Arrivato nel 1998, dopo una fantastica stagione con l’Udinese che si classificò terza, il neotecnico vinse al primo colpo un insperato scudetto. Insperato perché non era l’obiettivo dichiarato della società ad inizio stagione, e perché a 8 giornate dalla fine i punti dalla Lazio, che sembrava stellare, erano 7. Poi la rimonta storica, con lo 0-0 a Roma contro i biancocelesti, e le sette vittorie nelle rimanenti 7 gare. Che volata, che goduria! Il tridente Weah, Leonardo, Bierhoff fa ancora luccicare gli occhi ai tifosi. Per non parlare di Zvonimir Boban, salito sugli scudi durante la volata finale, posizionato al posto di Leo dietro George e Oliver. E che dire di Guly? E Sala? Luminose meteore del firmamento Milan. E i soliti Maldini e Costacurta? E Albertini e Ambrosini? Nobili della stirpe del diavolo. Quell’anno però la Supercoppa scivolò dalle mani, recuperati da una doppietta di Crespo nei minuti finali, dopo il vantaggio di Guly.
E ora Allegri. L’empatia col popolo milanista è nata il 1° febbraio 2010, quando soffiò a Mourinho il titolo della panchina d’oro, grazie all’ottimo campionato disputato l’anno prima col Cagliari. La stagione scorsa è stata però molto più grigia, fino all’esonero del 13 aprile 2010, dopo 9 partite senza vittorie. Dal 25 giugno 2010 il tecnico livornese è l’allenatore del Milan. Il 7 maggio 2011, in un colpo solo, l’allenatore livornese si è iscritto alla shortlist degli allenatori milanisti campioni d’Italia al primo anno ed è diventato il secondo allenatore più giovane a vincere lo scudetto dopo Roberto Mancini. Allegri infatti ha compiuto ieri 43 anni e 9 mesi.
Auguri Max, speriamo che tu possa avere inaugurato un ciclo, come Sacchi. E nonostante martedì sera sia andata male, c’è già un’ altra finale in agenda: 6 agosto, a Pechino, Supercoppa Italiana. Perché dopo lo scudetto di sabato scorso la storia continua…
Nota statistica: i tre scudetti succitati hanno un’altra cosa in comune. Le ultime due cifre uguali: ’88, ’99, ’11. Coincidenza? Aspettiamo il 2022, sperando che a settembre 2021 si sieda sulla panchina rossonera un allenatore nuovo.
This post was last modified on 12 Maggio 2011 - 20:37