La Sampdoria ha iniziato la stagione perdendo in maniera beffarda contro il Werder Brema la possibilità di accedere alla Champions e venendo eliminata successivamente anche nel gironcino di Europa League. Intanto è scoppiato il caso Cassano, poi trasferitosi a Milano, dove ha ritrovato il compagno d’attacco Pazzini, intanto (s)venduto all’Inter. La contestazione a Garrone, l’esonero di Di Carlo e l’inadeguatezza dei sostituti dei talenti perduti hanno trasformato un tranquillo campionato di metà classifica in un infernale girone di ritorno da soli 10 punti.
Il Lecce ad agosto è stato considerato dagli addetti ai lavori la squadra più debole del campionato. Gran parte della rosa è costituita dai protagonisti della cavalcata verso la massima serie dell’anno precedente. Ma più che un mix tra gioventù ed esperienza, la ricetta salentina sembra farcita di ragazzi troppo acerbi e veterani troppo stagionati per palcoscenici di alto livello. Nonostante tutto i giallorossi riescono a mantenersi sulla sottile linea di galleggiamento tra retrocessione e salvezza e i tifosi continuano a sostenerla, fatto salvo l’episodio della contestazione a Diamoutene, macchiatosi della grave colpa di aver vestito la maglia degli arcirivali del Bari. Nel continuo saliscendi del Lecce c’è una costante: Gigi De Canio. L’allenatore materano, alla guida del club da allenatore-manager dal 2009, ha costruito la squadra a sua immagine e somiglianza: concretezza, umiltà, poche lamentele, determinazione ed estrema cura dei dettagli. Non a caso il Lecce è riuscito a conquistare punti con tutte le prime dieci squadre del campionato (eccetto la Roma, favorita da clamorosi errori arbitrali al Via del Mare).
Gli impegni per queste ultime due giornate sono tutt’altro che facili. Il Lecce affronterà prima il Bari, retrocesso e deciso a trascinare con sè in B anche i rivali, e poi la Lazio. Calendario ancora più beffardo per la Sampdoria: prima il Palermo, cui (non senza polemiche) ha strappato la qualificazione ai preliminari di Champions lo scorso anno, e poi la Roma, che proprio a causa della sconfitta in casa contro i blucerchiati lo scorso anno ha perso lo scudetto contro l’Inter di Mourinho.
Centottanta minuti da vivere col fiato sospeso. Chissà che alla fine, arrivando a pari merito, non decidano i gol di Pazzini, che con la tripletta in Salento ha regalato ai doriani il vantaggio negli scontri diretti. Forse sarebbe un premio che Garrone non merita.
Giovanni Cassese