Lazio e Juventus si sono affrontate 66 volte all’Olimpico da quando è stato istituito il campionato di serie A. Nei precedenti la Juve ha collezionato 25 vittorie,17 pareggi e 24 sconfitte contro i biancocelesti. L’ultimo rovescio in terra capitolina risale al 6 dicembre 2003, quando Corradi e Fiore affondarono la squadra di Marcello Lippi. Da quel momento si contano due pareggi e tre vittorie dei bianconeri. Il successo più recente è del settembre 2009, con gol di Caceres e Trezeguet. Allora la formazione guidata da Ferrara sembrava avviata verso traguardi ben più prestigiosi di quelli poi effettivamente ottenuti.
Tra i precedenti di Lazio-Juventus ce ne è uno che stuzzica in special modo la memoria dei tifosi bianconeri. Risale alla 13ma giornata della stagione 1994/95, la prima dell’era Lippi. La Juve sconfisse i romani a domicilio 4 a 3, dopo essersi portata anche sul 4 a 1 prima di subire la rimonta nel finale. La partita fu particolarmente significativa perché con quella vittoria i bianconeri scavalcarono il Parma e si issarono per la prima volta in stagione in testa alla classifica di serie A. Una posizione che la truppa di Lippi non avrebbe più abbandonato fino al termine del campionato, regalando al popolo bianconero il primo tricolore dopo nove anni di astinenza. Ancor più che per i numeri, tuttavia, quella sera all’Olimpico fu importante per far capire a tutti la forza della nuova Juventus, capace di dominare gioco ed avversari su uno dei campi più difficili dell’intera serie A.
Riviviamo la cronaca di questo glorioso precedente. La Lazio si portò in vantaggio con un gol di Rambaudi, ma già alla mezz’ora rimase in dieci per l’espulsione di Cravero. A quel punto Marcello Lippi gettò nella mischia un giovane attaccante al suo esordio in serie A: Corrado Grabbi. Una delle tante mosse geniali del tecnico di Viareggio, che negli anni successivi avremmo imparato a conoscere bene. Del Piero realizzò il pareggio juventino e un gol di Marocchi ad inizio secondo tempo portò in vantaggio i bianconeri.
Il 3 a 1 rappresenta uno dei pezzi più pregiati della galleria di capolavori di Pinturicchio. Del Piero partì dalla fascia sinistra, fece secchi due avversari con un dribbling stretto e penetrò in area, all’altezza del vertice mancino dell’area di rigore. Da lì lasciò partire un tiro a rientrare che scavalcò Marchegiani e si infilò sotto il sette nell’angolo più lontano della porta. Allora ancora non si sapeva, ma negli anni successivi quella conclusione sarebbe diventata celebre proprio con il nome di «gol alla Del Piero». Il 4 a 1 fu firmato in contropiede dall’esordiente di giornata, Ciccio Grabbi. I commentatori interpretarono quella rete come il simbolo del marchio di predestinato che accompagnava la punta allora 19enne. Negli anni successivi invece, tra infortuni e incomprensioni, il talento dell’enfant du pays (nato a Torino) si perse. Per Grabbi quella rimase l’unica gioia in maglia zebrata. Nel finale i gol di Casiraghi e Fuser resero meno amara la sconfitta per la squadra allenata da Zeman.
Il precedente che vi abbiamo raccontato segnò l’inizio di un’epoca – una delle più felici della storia juventina. La partita di stasera potrebbe chiuderne un’altra, quella di Del Neri in panchina, assai meno lunga e felice dell’era Lippi. Tra i due match sembrerebbero passati cento anni, non diciassette. Se non fosse per una costante, ieri come oggi l’anima della Juventus ha un nome ed un cognome precisi: Alessandro Del Piero.
Marco Billeci