Lacrime amare per la squadra di Iachini la quale non riesce ad esprimere quel “110%” per vincere la partita della speranza. Forse il vero rammarico per i tifosi del Brescia rimarrà la mancata vittoria a Marassi la settimana scorsa: in quell’occasione è stato il bruciato gran parte del famoso logo della serie A dalla maglia bianco azzurra. Il Brescia visto contro l’Inter e contro il Napoli nelle recenti uscite di campionato sembrava aver le credenziali di una salvezza tranquilla. Il black-out delle rondinelle avvenuto tra la 15a e 20a giornata, nella gestione Beretta è stato uno dei principali indici di questa retrocessione. A ben guardare l’operato di Iachini fermando le lancette del cronometro ai primi 45 minuti, si può constatare che l’undici del tecnico di Ascoli Piceno si sarebbe salvato già con qualche settimana in anticipo.
Il Brescia è arrivato a pile scariche, con una riserva psicologica di chi ha già dato il tutto per tutto. Alessandro Diamanti, che si è confermato ad alti livelli, ha dimostrato che la serie A è il giusto palcoscenico per il suo talento. La sua magistrale punizione calciata di sinistro è un saggio delle sue qualità. Nonostante la sua scossa, arrivata a risultato “mentalmente” già acquisito, la squadra non ha trovato la forza per reagire. La rabbia dei tifosi non si è fatta attendere, il classico coro “andate a lavorare” ha accompagnato i calciatori nel tunnel degli spogliatoi.
Il campionato di serie A perde una società di rilievo e preparata, ma il verdetto del campo è stato piuttosto eloquente. Oltre alla retrocessione l’altro shock per la tifoseria potrebbe essere l’addio di Gino Corioni dopo 40 anni di Brescia. A questo punto un anno di riflessione in purgatorio può ritornane utile per la riorganizzazione societaria e per far riflettere attentamente sulle sbagliate valutazioni, capire su ciò che effettivamente non ha funzionato tra la scrivania e la panchina.
Alessandro D’Auria