A sei gare dal termine il libro del campionato ha raccontato già mille e più storie: fughe, volate, rimonte e brusche frenate. E’ stato un libro avvincente, come uno di quei thriller che da molti anni non uscivano in libreria lasciando i tanti appassionati del genere a languere tra un romanzetto insipido di cui ormai si capiva il finale dalla decima pagina e quei gialli della collana best seller che proprio non riesci a farti andare giù. Quest’anno invece è avvincente, entusiasmante e dal finale ancora tutto da scoprire, che tuttavia si cerca di immaginare ipotizzando i vari finali possibili.
Purtroppo non ho la sfera di cristallo, ma ho la voglia, questa si, di immaginare lo scudetto come se dipendesse dai punti di vista. Il tifoso napoletano vive ormai obnubilato dall’euforia, ebbro di gioia. La mattina quando si alza dal letto non riconosce più nemmeno la madre, bacia l’effige di Maradona incorniciata sopra il comodino, strofina il cornetto rosso regalo della prima comunione e infila le ciabatte al contrario perchè lo fece la domenica del primo scudetto e portò bene. Nella sua scala di valori da gennaio 2011 al primo posto San Gennaro vive in coabitazione con Mazzarri e ciò che dice il “vate” toscano è legge. Dietro ad ogni intervento di Cannavaro rivede l’ombra di Alemao, ad ogni tackle di Gargano come una visione spunta Bagni e Cavani sembra proprio Careca! L’entusiasmo è incontenibile, la squadra c’è, è forte e anche la buona sorte sembra accompagniare gli eroi azzurri. Lo scudetto sarà suo e lui immagina già di salutare con le tre dita i tifosi della grigia milano come faceva Luigi Necco.
L’interista, tronfio dei suoi trofei, delle triplette si accosta alla bagarre scudetto con un finto distacco, come a voler dire che ormai lui è abituato e quasi poco gliene importa di buttarsi nella mischia, le ammuchhiate non son cose per lui che ormai è un aristocratico del pallone. Ma in realtà poco ci manca che diventi verde per un attacco di bile! Non sia mai che il prima cittadino venga rintuzzato dopo solo 12 mesi emen che meno che arrivi un Napoli qualunque a scippargli dal petto ciò che ormai può essere solo suo. Si ritrova nei bar del centro di Milano coi suoi compari di tifo e, tra una lamentela per quel Leonardo lì che tanto lo sapeva che avrebbe fallito perchè è un ex milanista e due o tre nomi di mercato perchè la squadra va rifondata, fa quadrato per scongiurare il peggio. Le sberle del Derby e della sfida contro lo Shalke bruciano ancora ma il Mou gliel’ha insegnato che bisogna crederci sempre perchè loro sono i più forti e poi tutti ce l’hanno con loro. Questo è il mantra delle nottate nerazzurre: prima del sonno ci si ripete che ce li hanno tutti contro, che sono onesti e vinceranno lo stesso contro tutto e tutti.
Il milanista è il più inquieto di tutti; ha passato un’estate da galera in cui gli hanno raccontato che si sarebbero comprati solo giovani per via del fairplay finanziario e chi non avrebbe accettato di ridursi l’ingaggio sarebbe partito, e giù improperi verso Società e dirigenti. Poi, tra una parolaccia e l’altra, accende la tv e si accorge che trenta secondi prima della chiusura del calciomercato, gli hanno compratoIbrahimovic e Robinho. Così i casi son due: o entra in analisi o ripone gli improperi nel cassetto del comò ed inizia a supportare il suo vecchio grande amore. L’inizio della squadra è stentato, l’allenatore sembra uno di quelli classici che fa dire al buontempone del gruppo che non mangerà il panettone e così, per precauzione, si riapre il cassetto del comò… Si sa mai che venga utile quel che c’è dentro. Il milanista, già parecchio disorientato, subisce un nuovo colpo quando l’inter perde colpi mentre il Milan si rianima e resta saldo in vetta alla classifica. Ora uscire sul ballatoio e incontrare il vicino, noto tifoso nerazzurro, non è più un trauma anzi, si aspetta di sentire che sta uscendo per aprire la porta e mostrargli un bel sorriso gaudente. Passa il Natale finalmente respirando aria d’alta classifica e a primavera è ancora là davanti. Appena osa il pensiero che con Ibrahimovic non si può non vincere, trac che gli si abbatte un nuovo antecristo: lo svedese colto da raptus di reminescenza nerazzurra si fa espellere e riespellere. Il milanista arranca, cercava certezze e non ne ha e come non bastasse lo rimbambiscono anche con un fantomatico quanto improbabile arrivo di Cristiano Ronaldo. Inizia così a pensare di non assistere al campionato di calcio italiano bensì di essere sulle montagne russe in qualche parco divertimenti. Solo che lui non si diverte, vuole lo scudetto, senza troppi giri e giravolte. Poi puntuale come un orologio svizzero in primavera arriva la pubblicità dell’acqua di Del Piero, che però non è solo, ma ci sono i due bambini che “noi tifiamo Napoli, tiè” e allora il povero milanista si sente accerchiato!
Questo è lo scudetto dei punti di vista, questo è il punto di vista di chi vuole lo scudetto.