Bomba di mercato clamorosa. “Berlusconi sogna Ronaldo” recitavano i giornali nei giorni scorsi. Ma noi, tifosi e milanisti prima di tutto, sappiamo come funzionano queste cose. Oramai non ci facciamo più abbindolare da queste caramelle che il nostro presidente ci manda e che i giornali dolcemente ci scartano, mettendoci la notizia lì pronta solo per essere gustata. Perchè dopo Kakà, “Il figlio –lo esaltava il presidente- che tutte le madri vorrebbero avere”, non ci facciamo più fregare. Il nostro Ricky Kakà, scoperto, cresciuto e amato nei colori rossoneri, adesso non c’è più.
“Non credo -mentiva spudoratamente Berlusconi- che ci sia in giro un altro signore che possa venire dal presidente del Milan e dirgli, te lo porto via perchè offro di più.” E invece ti sbagliavi Silvio, come quando al Processo di Biscardi, proprio come lunedì sera su Ronaldo, dichiarasti nel gennaio 2009, periodo in cui le voci su un possibile passaggio di Kakà al Manchester City si facevano sempre più inistenti: “Kakà rimane al Milan”. 4 parole buttate lì, 4 parole per perdere la nostra fiducia incondizionata, 4 parole per scatenare la nostra ira. Il 9 giugno 2009 infatti, Kakà viene ceduto a titolo definito al Real Madrid.
Impossibili da dimenticare anche le parole su Ronaldinho. Il Gaucho, arrivato al Milan nell’estate 2008, veniva così descritto dal presidente Berlusconi: “Con lui ho un patto: finché giocherà a calcio resterà con noi”. Sull’ipotesi poi di lasciare il Milan, nell’estate 2009 Berlusconi rassicurò così i tifosi rossoneri: “Magari tra cent’anni..”. Evidentemente cent’anni passano veloci, tant’è che nel gennaio 2011 Ronaldinho viene rispedito in Brasile, destinazione Flamengo.
Bugia, mezza verità, bugia, grande colpo di mercato alla Ibrahimovic. Berlusconi è così, prendere o lasciare. Sarà preso da altri mille impegni nella sua vita, ma quando vuole fare il presidente non ce n’è per nessuno, sa persuadere chiunque. E non si nasconde: “Se dovessimo vincere lo scudetto, il Milan dovrà aggiungere uno o due campioni all’attuale rosa”. Vincere, ecco, un verbo che dobbiamo tornare a declinare al presente.
This post was last modified on 13 Aprile 2011 - 20:42