Probabilmente molti di noi milanisti avranno avuto la sensazione di un dejavù, di un senso di “già visto”, sabato sera, quando guardando la partita gli occhi hanno visualizzato la splendida parata di Christian Abbiati su Diamanti. Il dejavù è però reale e non uno scherzo della mente. Stesso protagonista, stessa squadra, stesso obiettivo, stesso fondamentale ed eroico gesto.
È il 22 Maggio 1999: Perugia – Milan vale lo scudetto numero 16. Guglielminpietro e Bierhoff (ah, che nostalgia per quei due!) spianano la strada ai festeggiamenti. Ma un fallo in area su Rapajc rimette in corsa la squadra di casa. Nakata dal dischetto non sbaglia.
35° del secondo tempo: parafrasando Pellegatti “Bucchi toglie lo scudetto al Milan. Abbiati glielo restituisce”. Gran tiro al volo di Cristian dal limite destro dell’area, la palla vola in porta, l’Italia si ferma per due secondi. Ma l’altro Christian, quello con la “acca”, decide che il 1999 non è l’anno delle beffe (lo sarà il 2000, Calori fatale alla Juve di Ancelotti, lo sarà il 2002, col suicidio romano dell’Inter). Abbiati, in maglia gialla, si distende in volo,e con la punta delle dita tocca la sfera quanto basta per mandarla fuori dallo specchio. E scudetto fu.
Il 23 aprile 2011 Brescia – Milan vale una grossa fetta del campionato, finora dominato dalla squadra di Allegri. In una partita stregata che sembra non potersi sbloccare, Seedorf, Cassano e Robinho creano il contropiede perfetto che vale l’1-0. Ma a pochi minuti dalla fine Alessandro arpiona un pallone, entra in area, manda a vuoto Flamini e Abate, carica il destro e disegna un traiettoria quasi perfetta. 9 volte su 10 sarebbe entrata. Ma questa è quell’unica volta, che in un colpo solo crea un senso di dejavù, fa disperare Diamanti, esalta Abbiati (stavolta in maglia verde) e proietta nelle menti dei tifosi milanisti un’immagine nitida: quella con un numero a 2 cifre, 1 e 8.
Dal 1999 al 2011: stesso protagonista, stessa squadra, stesso obiettivo, stesso fondamentale ed eroico gesto. Un gesto che sa di storia. Una storia che si ripete.