La base dell’alchimia è la conversione di una sostanza in un’altra. Leonardo è stato paragonato a un alchimista per la sua capacità di trasformare l’Inter svogliata e demotivata di inizio anno in una squadra determinata e affamata di vittorie. Ma non è stata l’unica trasmutazione a cui l’Inter in questa stagione travagliata è andata incontro.
La migliore difesa d’Europa, capace di ingabbiare anche il talento dei talenti Lionel Messi, è stata trasformata in un groviera, pieno di buchi che Ranocchia e Lucio, pur sempre al di sopra della sufficienza, non possono sempre tappare. L’organizzazione tattica minuziosa di Mourinho ha lasciato spazio alla discutibile strategia dell’arrembaggio incondizionato. Il portoghese, maestro nel leggere la partita ha lasciato spazio a un successore incapace e svogliato nella lettura come un bambino delle scuole elementari.
Con la sconfitta nel derby si è giunti alla sublimazione del processo alchemico di Leonardo. Come Santiago, protagonista de “L’alchimista” di Coelho, il tecnico brasiliano sembrava essere alle prese con Melchisedec, il saggio re che di Santiago sapeva e prevedeva ogni cosa. Ieri Allegri ha stravinto la partita tatticamente contro una squadra schierata in campo in maniera scontata e drammatica. La scelta di Pandev si è rivelata, come si poteva facilmente prevedere, dannosa: il gol leggendario di Monaco non può e non deve far dimenticare la pessima stagione del macedone, anche ieri risultato irrimediabilmente un peso per i nerazzurri. La scelta di giocare con tre punte ha lasciato spazi a giocatori che vivono di questi – Pato, Robinho, Boateng – e ha abbandonato gli acciaccati Ranocchia e Chivu in balia dei lampi e tuoni rossoneri. L’ostinazione nel voler far giocare Thiago Motta, lento incursore dai piedi buoni, nel ruolo di Cambiasso, insuperabile e instancabile mediano, e viceversa, pare essere un’ossessiva ricerca di un’inesistente pietra filosofale. Tenere fuori Stankovic, uomo-derby fin dai tempi della Lazio, è un errore da novellini. Anche Mourinho, alchimista vero (lui sì!), nonostante abbia vinto tutto col suo 4-2-3-1, l’anno scorso ha stravinto i due derby giocando col rombo e le due punte; strano che Leonardo non l’abbia notato, visto che in quelle partite era spettatore privilegiato a pochi metri dal campo.
Chissà che stavolta l’alchimista Leonardo non abbia imparato la lezione. E’ vero che, come scrive Coelho, si deve ascoltare il cuore poichè lui conosce tutte le cose, ma per questo mestiere serve tanto tanto cervello. E bisogna saperlo usare.
Giovanni Cassese