Più di 14 club tra Prima e Seconda Divisione rischiano seriamente di non iscriversi per i rispettivi campionati l’anno venturo. Ieri, nel summit tra il presidente della Lega Pro Mario Macalli e l’Associazione Italiana Calciatori rappresentati alla riunione da Demetrio Albertini, si è discusso sul da farsi.
Da un lato c’è la proposta di Macalli che vuole abbassare notevolmente e drasticamente il numero di squadre dalle 90 circa attuali a 60, riorganizzando così la vecchia serie C in 3 gironi unici di Prima Divisione, abolendo di fatto la Seconda Divisione. Dall’altra parte c’è la proposta l’ Associazione Italiana Calciatori che ha avanzato l’ipotesi di una Lega Pro a 76 squadre per l’anno prossimo, formata da due gironi di Prima Divisione di 18 squadre ciascuno e due gironi di 20 squadre per la Seconda Divisione. Al vaglio c’è il futuro della nostra terza serie che è uno dei pilastri su cui poggia il nostro movimento calcistico, spazzare tante città dal professionismo supponiamo che non sia la risposta giusta.
Il primo restlying di Macalli, voluto nel luglio del 2008, non sembra aver mosso le acque: cambiare l’etichetta ad un prodotto non garantisce il miglioramento se permango i difetti d’origine. Ci stiamo abituando con sofferenza ai tagli a servizi sociali per sanare il deficit pubblico, ma tagliare piccole realtà e i loro relativi bacini d’utenza è un oltraggio per chi lascia “tutto e tutti” a casa la domenica per vedere “la partita di pallone”. Noi, come la Pavone, ci chiediamo perché?
Alessandro D’Auria