Urby Emanuelson è arrivato in punta di piedi al Milan. Poche presenze, alcune buone altre meno. A dirla tutta, non gli mancava molto per guadagnarsi la non troppo gloriosa nomea di “desaparecido”. Allegri al suo arrivo, disse: ”Viene da un calcio diverso, deve imparare”. E quel “imparare” fa sempre un po’ paura, anche Didac Vilà deve farlo, ma probabilmente pensa Allegri, non a danno del Milan, così anche Urby viene usato con il contagocce, quasi per paura di bruciarlo.
Terzino o centrocampista, l’eterno dilemma, ma il Milan crede nelle sue qualità. Il ragazzo è stato comprato perché, vista l’età, colmati i difetti in fase difensiva, potrà essere una pedina importante soprattutto per la prossima stagione. Intanto lui studia a Milanello e quando serve un giocatore con uno sprint diverso Allegri lo lancia nella mischia. Contro il Bari cambiò il volto della partita, con il Palermo ieri si è ripetuto, solo 40 minuti, ma 40 minuti conditi da tanta corsa e un goal. Poi l’esultanza, con dedica tutta per Jayciel, il figlioletto nato qualche giorno fa in Olanda. Dito in bocca, come Cassano contro la Samp, e il Milan, ancora una volta, beneficia della gioia della paternità di un suo giocatore.
La nostra speranza è che questo goal rappresenti la svolta per Ema, arrivato senza proclama ma con la consapevolezza di poter essere il futuro del Milan. Ora, con un piccolo tifoso in più, e quella voglia di esultare per lui, l’olandese potrebbe trovare nuove energie e aiutare, con il suo dinamismo, i rossoneri a conquistare Scudetto e Coppa Italia.