Inter, ripartire o rifondare?

Cronaca di un disastro annunciato: così può essere riassunta la gara di ieri sera, in cui lo Schalke 04 sbanca San Siro elevando ad arte il concetto di “massimo risultato col minimo sforzo”. Altro che la “mano” di Leonardo, ieri si è vista solo la manita ad opera di Raul e compagni. E dire che la partita si era messa subito bene, prima grazie all’eurogol di Stankovic (quello escluso nel derby in favore di Pandev ndr) poco oltre la linea del centrocampo, poi col gol di un ritrovato Milito al termine di un’azione perfetta confezionata dai big nerazzurri. Ma psicologia e motivazioni favorevoli poco possono per una squadra messa malissimo in campo. Le “idee” tattiche di Leonardo, che ha continuato macabramente a sostenere nel post-partita, hanno stravolto l’organizzazione militare creata da Mourinho, intanto trionfatore per 4-0 a Madrid contro il Tottenham.

Leonardo è come la seconda fidanzata, quella che viene dopo la prima che si è tanto amata: all’inizio ammaliante, poi vengono fuori i difetti che, prima o dopo, porteranno a lasciarsi. Quei difetti hanno costretto i tifosi interisti, ancora malati d’amore per Mourinho, a veder la propria squadra subire 8 gol (e potevano essere molti di più) nelle due partite decisive della stagione. L’atteggiamento spregiudicato voluto dal brasiliano mal si concilia con l’animo bellicoso e, per certi versi, catenacciaro di questa squadra; o semplicemente mal si concilia col calcio nel 2011. Ora l’Inter si ritrova a dover fare due scelte. La prima è ovvia: ringraziare Leonardo per quel poco di buono che ha portato e farlo alzare da quella panchina che ancora profuma di Mourinho, magari assegnandogli un ruolo da dirigente, mestiere per il quale il brasiliano sembra molto più portato. La seconda scelta è più ardua: ripartire o rifondare?

La squadra di martedì sera è sembrata spenta e stanca. Basteranno piccoli cambiamenti o servirà una radicale trasformazione? La sensazione è che la scelta da prendere sia la prima: troppi campioni, anche “stagionati”, hanno dimostrato quest’anno di poter dare ancora tanto ai tifosi nerazzurri che li hanno sostenuti anche dopo la cinquina subita. Serviranno pochi innesti, ma mirati: giovani che possano far rifiatare i senatori, una sorta di assicurazione contro il logorio del calcio moderno, e un grande allenatore. La scelta giusta potrebbe essere quella di Andrè Villas Boas, figliol prodigo di Mourinho, che, dopo averlo avuto come tattico nel suo peregrinare europeo, lo sta ora osservando vincere e stravincere al Porto come in passato aveva fatto lui stesso. Villas Boas sarebbe la perfetta connessione tra vecchio e nuovo di cui l’Inter ha bisogno: è giovane ma conosce bene l’ambiente nerazzurro per esserci stato per un’intera stagione, la prima di Mourinho a Milano. Branca ha meritato la tanta fiducia di cui ora ha bisogno dopo un anno di purgatorio che, nel viaggio nerazzurro antidantesco, segue il paradiso.

Ora non resta che evitare l’inferno e per farlo il primo passo è allontanare quel “diavolo” di un Leonardo.

 

Giovanni Cassese

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