Milan-Sampdoria è stata la festa dei tifosi milanisti, perché settimana dopo settimana vedono avvicinarsi il diciottesimo tricolore. Ma dall’altra parte si consuma una vera è propria tragedia sportiva per i colori blucerchiati, le sabbie mobili della retrocessione si fanno sentire sotto le caviglie dei calciatori, che proprio un anno fa vivevano la loro stagione più entusiasmante.
La collera per un mancata reazione in campo dei propri beniamini, non deve trasformarsi in collera rabbiosa e distruttiva. Va contro l’etica, non solo sportiva ma benché razionale.L a tifoseria blucerchiata, da sempre, si è contraddistinta per il fortissimo attaccamento ai colori e per il rispetto di tutte le componenti. Speriamo che questo legame non si sia sciolto come lo scortecciamento di un regalo poco desiderato.
Alle 3 di questa notte il pullman della Sampdoria, con cinque giocatori a bordo, tra cui il capitano Angelo Palombo. L’episodio è avvenuto nel parcheggio dell’albergo di Genova Quarto, all’arrivo del pullman da San Siro. Un gruppo di facinorosi, perché definirli tifosi sarebbe un oltraggio per tutti coloro che amano questo sport, muniti di spranghe e sassi si sono avvicinati minacciosi, ed hanno letteralmente minacciato “di morte” i calciatori in caso di retrocessione. Forse queste sceneggiate poteva considerarsi ammissibili in uno film western, ma questo è il calcio!
La violenza non è mai giustificata. Per i ragazzi di Cavasin è un momento delicatissimo in cui la “palla non gira” come dovrebbe, è un momento di smarrimento e di mancanza di lucidità. Contestare e mostrare il proprio diniego con compostezza e pacatezza non ha nulla a che fare con chi trova il pretesto giusto per sfogare i proprio malumori sprizzando rancore e odio. Come scrisse Isaac Asimov “la violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci“, ci si chiede quando possa concludersi questo rigurgito dell’incomprensione.
Alessandro D’Auria