Lo scorso luglio il Genoa metteva a segno uno dei principali colpi della sua faraonica campagna acquisti con l’ingaggio di Eduardo, portiere della nazionale portoghese, reduce da un ottimo mondiale. Quattro partite e un solo gol subìto, da Villa, negli ottavi di finale.
Costo del cartellino: 4 milioni. Un affare secondo gli esperti di mercato.
Il campo, purtroppo per i tifosi rossoblù, ha detto altro. Incertezze, papere, svarioni.
Tutto lasciava presagire una cessione a fine stagione, ma nell’ultimo mese, il rendimento del numero uno lusitano è cresciuto, raggiungendo livelli accettabili, tanto che si parla addirittura di conferma per la prossima stagione.
Il popolo genoano, nonostante le numerose defaillance, non ha mai crocifisso il proprio portiere. Le lacrime versate dopo l’errore sul tiro di Muntari, che costò la gara contro l’Inter nell’ottobre scorso, hanno attenuato la rabbia dei tifosi.
Eduardo è un discreto portiere. Non la saracinesca vista ai mondiali, ma nemmeno il citofono “ammirato” nei primi mesi italiani. La sua è una bella storia, una vera storia di sport. La dimostrazione di come ci si possa riprendere anche a seguito delle più imbarazzanti disavventure.
Fabio Piscopo