Salviamo il soldato Flamini, lo ripeto a gran voce. Perché, fratelli rossoneri, mi dovete spiegare per quale motivo un Robinho che corre come una trottola e vede la porta in un rapporto 1:12 debba essere sempre giustificato, quando il suo compito dovrebbe essere anche quello di ‘metterla dentro’ nei giorni importanti, mentre un motorino in mediana, lavoro già di per sé precario e poco gratificante, debba essere costantemente snobbato e relegato a ruolo di riserva nell’immaginario collettivo rossonero. Se ieri sera Seedorf ha avuto la possibilità di esprimersi al meglio e Boateng ha avuto, spesso e volentieri, la libertà di spingersi in avanti, molto è dipeso anche dalla copertura offerta da Flamini. E, badate bene, nono sto parlando di un 7 in pagella, ma nemmeno di un 6.5: semplicemente credo sia giusto riconoscere al classe 1984 la nobile arte della fatica a centrocampo. L’abbiamo sempre riconosciuta a Gattuso, perché a lui no?
Già, Gattuso, assente a “White Hart Lane” e per gran parte del girone europeo dell’anno prossimo per i motivi che sappiamo. Riscoperto da Allegri, il nostro amato “Ringhio” ha capito che cosa vuol dire inserirsi nelle trame offensive, giungendo, mai come quest’anno, più volte al tiro e coronando una bellissima stagione con il pesantissimo gol di Torino. Io dico: se siamo riusciti, o meglio, se il “Conte” è riuscito a far risaltare la pur inconsistente vena tecnica del nostro calabrese preferito, perché allora non provarci anche con Flamini? E’ vero, siamo sempre nell’ambito dei ‘ferri da stiro’, ma i suoi gol l’ex Gunner si è pure tolto la soddisfazione di segnarli. Basta dargli fiducia. Ma soprattutto basta leggere un pochino meglio le partite. Perché è facile premiare o affossare i vari Pato, Ibra e Thiago Silva… Più difficile essere oggettivi con il soldato Flamini.
This post was last modified on 10 Marzo 2011 - 12:51