12,71 km in 86 minuti di gioco: vuol dire quasi 150 metri al minuto. Vuol dire fare avanti e indietro dal panettiere per un’ora e mezza, ma senza mantenere un ritmo da passerella, bensì correndo come un forsennato per tutta la lunghezza del campo da gioco. Ebbene sì, salviamo il soldato Flamini. Perché di soldato si tratta e perché di salvezza, sotto forma di polmone d’acciaio, il buon Mathieu ne avrebbe proprio bisogno. Beccato per tutta la serata con dei “buu” al limite del razzismo, il francese che certo non eccelle in tecnica e che difficilmente riesce a contare fino a dieci prima di falciare l’avversario di turno, ha disputato un’importante prova di quantità, meritandosi, oltretutto, un giallo molto prevenuto. Perché, se è vero che il piede cosiddetto ‘a martello’ è evidente, voi mi dovete anche spiegare perché un martello che tocca il pallone senza sfiorare alcun centimetro di pelle avversario debba essere per forza sanzionato. Punti di vista.
Salviamo il soldato Flamini, lo ripeto a gran voce. Perché, fratelli rossoneri, mi dovete spiegare per quale motivo un Robinho che corre come una trottola e vede la porta in un rapporto 1:12 debba essere sempre giustificato, quando il suo compito dovrebbe essere anche quello di ‘metterla dentro’ nei giorni importanti, mentre un motorino in mediana, lavoro già di per sé precario e poco gratificante, debba essere costantemente snobbato e relegato a ruolo di riserva nell’immaginario collettivo rossonero. Se ieri sera Seedorf ha avuto la possibilità di esprimersi al meglio e Boateng ha avuto, spesso e volentieri, la libertà di spingersi in avanti, molto è dipeso anche dalla copertura offerta da Flamini. E, badate bene, nono sto parlando di un 7 in pagella, ma nemmeno di un 6.5: semplicemente credo sia giusto riconoscere al classe 1984 la nobile arte della fatica a centrocampo. L’abbiamo sempre riconosciuta a Gattuso, perché a lui no?
Già, Gattuso, assente a “White Hart Lane” e per gran parte del girone europeo dell’anno prossimo per i motivi che sappiamo. Riscoperto da Allegri, il nostro amato “Ringhio” ha capito che cosa vuol dire inserirsi nelle trame offensive, giungendo, mai come quest’anno, più volte al tiro e coronando una bellissima stagione con il pesantissimo gol di Torino. Io dico: se siamo riusciti, o meglio, se il “Conte” è riuscito a far risaltare la pur inconsistente vena tecnica del nostro calabrese preferito, perché allora non provarci anche con Flamini? E’ vero, siamo sempre nell’ambito dei ‘ferri da stiro’, ma i suoi gol l’ex Gunner si è pure tolto la soddisfazione di segnarli. Basta dargli fiducia. Ma soprattutto basta leggere un pochino meglio le partite. Perché è facile premiare o affossare i vari Pato, Ibra e Thiago Silva… Più difficile essere oggettivi con il soldato Flamini.