Termina 0-0 il ritorno degli ottavi di finale di Champions League tra Tottenham e Milan: una gara in cui gli inglesi di Redknapp, forti dello 0-1 di San Siro, si sono limitati a contenere una squadra che, pur proponendosi più volte in avanti, non è riuscita per la terza edizione consecutiva a segnare un gol nella fase finale della competizione europea più prestigiosa. Nullo Ibrahimovic, quasi nullo Robinho, le buone notizie si chiamano Boateng e Seedorf, degni rappresentanti di un centrocampo che pur non poteva contare su elementi come Pirlo e Gattuso. Piuttosto intermittente Pato, che pur è stato il più pericoloso dei rossoneri, mentre si confermano in uno stato di forma eccezionale Thiago Silva e Abate.
Dopo un primo tempo dominato dai rossoneri per lunghi tratti, la ripresa è stata sicuramente più equilibrata: negli Spurs si conferma ad alti livelli l’esterno Lennon che, molto più di Pienaar e Bale (entrato nella ripresa e non in perfette condizioni), offre gli spunti più pericolosi, complice anche uno stanco e disattento Jankulovski che offre poca resistenza. Thiago Silva è, spesso, chiamato a mettere una pezza su quella fascia, mentre Crouch si diverte a sbarazzarsi dei due centrali rossoneri con falli e presunti ‘ponti’ a ripetizione. Ma il Milan è ordinato: argina quasi sempre le rapide folate dei padroni di casa e si propone talvolta con il ‘motorino’ Abate, talaltre con un Boateng vero trait d’union tra centrocampo e attacco.
Un filo conduttore che non è, invece, assicurato da Robinho, solita trottola impazzita, ma sempre meno efficace. L’occasione che gli capita sui piedi a pochi passi da Gomes fa gridare i tifosi al gol, ma il salvataggio sulla linea di Gallas spegne ogni entusiasmo. Lo stesso copione si ripropone a pochi minuti dal termine, quando un grande assolo di Pato permette al “Papero” di concludere sull’esterno della rete. Troppo poco? Forse sì, ma la sensazione è di aver assistito alla partita più ‘europea’ del Milan dal dopo Atene. Una gara in cui, è vero, è mancato il gol e in cui, è sempre vero, gli uomini di Allegri hanno incontrato un Tottenham molto meno spauracchio del solito, ma la visione di un Diavolo restituito alla sua dimensione internazionale contribuisce ad edulcorare una pillola altrimenti amarissima.
Resta questo, resta un Pato in crescita ma ancora troppo solista, un Abate sempre più continuo e un Thiago Silva faro insostituibile. Diverso il discorso per Ibra: nullo, siamo d’accordo. Ma la sensazione è che questo ‘svedesone’ non possa che vincere la sua ossessione Champions con noi. Perché solo noi siamo riusciti nell’impresa di integrarlo nel nostro gioco (e il suo rendimento stagionale lo testimonia) pur non perdendo la nostra vena tecnica ed europea. E il Milan visto a “White Hart Lane” è, in tal senso, un buon punto di partenza.
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