Peggio di così non poteva proprio andare: come con Lavezzi, il giudice sportivo Gianpaolo Tosel infligge a Zlatan Ibrahimovic una squalifica di ben tre giornate per “condotta violenta“, dopo che lo svedese si era reso protagonista di un episodio poco edificante a discapito del barese Rossi.
Per l’11 rossonero non è una prima volta: grande scalpore, come molti ricorderanno, fece un’altra sua squalifica di tre turni, ricevuta quando vestiva la maglia della Juventus, nella stagione 2004/2005. L’ultima giornata di stop coincideva con il match scudetto tra Milan e Juve a San Siro e la dirigenza bianconera, proprio per quel motivo, decise di entrare in silenzio stampa. Salvo uscirne dopo la vittoria con gol di Trezeguet che sancì il tricolore numero 28, poi revocato.
Ibrahimovic, nello specifico, paga “per comportamento non regolamentare in campo (settima sanzione); per avere, al 28′ del secondo tempo, a giuoco in svolgimento ma con il pallone non più a distanza di gioco, colpito volontariamente, da tergo, con una manata all’addome, un calciatore avversario, facendolo cadere al suolo, senza conseguenze lesive (art. 19.4, lett. b CGS)“.
La società, in un comunicato ufficiale, ha già annunciato che farà ricorso: “A.C. Milan comunica che verrà presentato ricorso avverso il provvedimento disciplinare inflitto dal Giudice Sportivo al proprio tesserato Zlatan Ibrahimovic“. Un ricorso che, immaginando sia stato fatto per recuperare Ibra almeno per la trasferta di Firenze, difficilmente verrà accolto. E forse, se non fosse stato nemmeno presentato, non avrebbe fatto altro che giovare allo stile Milan.