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La doppia personalità dei Nazionali: di chi è la colpa?

Un abisso li separa dalla Juventus. Quando indossano la maglia bianconera, alcuni giocatori esibiscono prestazioni minori. Gli stessi giocatori, in azzurro, cambiano pelle.

Se Aquilani di solito a centrocampo arranca ed è poco ispirato a dare la palla ai compagni d’attacco, in Nazionale è il perno attorno a cui si muove metà della squadra. Da trequartista o mezzala riesce a dispensare palloni giocabili sulle fasce ed alle punte. Nella partita di Lubiana contro la Slovenia è stato il migliore in campo. “Ho sempre la palla tra i piedi giocando in questa posizione” aveva detto in conferenza stampa alla fine della partita. Rendendo così palese, anche ai profani, il confronto con la posizione in cui Delneri lo impiega nella Juve, cioè da mediano. Giocando più indietro è costretto a faticare. Si trova a dover compiere un doppio lavoro: recuperare palloni e distribuirli. E questo lo stanca parecchio, rendendolo poco lucido quando è il momento di dare qualità all’azione.

Stesso discorso per Marchisio. Sebbene ieri sia stata un’amichevole, ha tirato fuori le sue migliori qualità: corsa e profondità. Doti, queste, che non sempre in campionato riesce ad esprimere al meglio. A Kiev è andata bene anche a Matri. Mezz’ora di gioco ed un gol. Su assist di chi? Sì, di un ex di non lunga data, mandato via a settembre su decisione di Delneri. Sebastian Giovinco era stato infatti prestato dalla dirigenza bianconera al Parma, dopo alcune stagioni con poche presenze e poca fiducia. Ha illuminato con un colpo di tacco Matri, che poi ha battuto il portiere con un piatto destro.

L’unico che solitamente gioca in maniera impeccabile sia con la maglia azzurra che con la Juventus è Chiellini. Peccato che contro l’Ucraina si sia infortunato e debba così saltare la sfida di Roma.

L’intera Nazionale ha giocato comunque entrambe le partite con personalità. Ed è proprio questa personalità a rendere difficile un confronto con la situazione attuale della Juventus, squadra che ne è stata completamente priva nelle ultime uscite. Con la situazione attuale, appunto. Ma non con l’obiettivo iniziale di Delneri: ad inizio stagione il tecnico friulano lavorava per ritrovare lo spirito degli anni d’oro dell’era Lippi. Quando la squadra, pur senza grandi campioni, aveva carattere, identità, personalità. L’obiettivo di inizio stagione è saltato. Delneri non è riuscito a trovare una formula di gioco a cui la squadra può ispirarsi in ogni partita, soprattutto perchè, in mancanza di un concetto generale, anche le singole pedine sono senza punti di riferimento, sia in campo che fuori.

Difficile quindi poter difendere il tecnico bianconero. L’ennesimo fallimento della Juventus 2010/2011 porta un nome ed un cognome ben precisi: Gigi Delneri.

Luigi Serenelli

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redazione