“La squalifica è sproporzionata: il colpo rifilato da Ibrahimovic all’addome del difensore del Bari Marco Rossi non è un gesto violento: i due erano a contatto e non c’era volontà di fargli male”. Così l’avvocato Leandro Cantamessa, legale della società di via Turati, era partito quest’oggi con l’obiettivo di ridurre pesantemente la squalifica di Ibrahimovic. Una pena considerata eccessiva in via Turati, concetto ribadito ieri da Piersilvio Berlusconi, se paragonata, oltretutto, alle 3 giornate di Lavezzi (sputo) e alle altrettante giornate di Eto’o (testata).
Corsi e ricorsi storici ci riportano ad un altro gesto dell’asso svedese: Ibrahimovic, infatti, non è nuovo a comportamenti del genere, spesso al limite del regolamento, come accadde nella stagione 2004/2005 quando vestiva ancora la maglia della Juventus. In quell’occasione, dovette saltare tre partite cruciali, ultima delle quali la sfida Scudetto di San Siro con il Milan, mancanza che non impedì, tuttavia, ai bianconeri di conquistare il tricolore.
Arrivando alla sentenza odierna, con la Corte di Giustizia Federale che si è presa circa due ore e mezza, sintomo evidente di una decisione difficile da prendere, la squalifica è stata ridotta da 3 a 2 giornate. Il ricorso del Milan viene così accettato in parte: Ibra ci sarà a Firenze, mentre resta invariata la sua assenza nel derby. Le speranze là davanti per Massimiliano Allegri deviano così su Pato, pur sempre acciaccato e su un clamoroso recupero di Pippo Inzaghi, aspettando che Robinho torni a dare il 100%, così come Cassano.